lunedì 26 dicembre 2005

Oggi cercando su google la parola begoña per sapere che tipo di attenzioni abbisogna la piantina che mi é stata regalata a natale. Che poi non si scrive cosí ma bensí "begonia".


Ecco che si conferma la regola, qualsiasi perola va bene per trovarsi innanzi immagini sorpendenti e belle.


Non ha niente a che vedere con ció che cercavo ma WOW!!!


Sono affascinata e rabbrividisco un po a guardarlo, non per freddo ma per il lieve senso di paura che m' incute questo essere. Fortuna non esserci vicina, sfortuna non esserci vicina.


sabato 24 dicembre 2005

Che gradevole, sentire questo esserino peloso, camminarmi sulle spalle, stendersi in un momento dopo aver scelto la piú comoda, sentire il suo guancia a guancia con me, o cik too cik, o come si scriva, insomma il suo strusciare il muso sulle mie guancie e sul mio collo, sentire il suo rumoroso fru-fru.


Sentire come questo esserino peloso, piccolo, piccolo depositi la sua fiducia in me che sono almeno 25 volte piú grande e potenzialmente piú cattiva e imprevedibile in quanto essere umano.


Ma no, lei invece di aver paura, comincia a leccarmi la faccia con la sua lingua ruvida, lei che affida la sua vita a me e mi induce a pensare che sia cosciente di quanto le abbiamo dato, dopo averla raccolta per strada a non piú di due settimane dall' inizio della sua esistenza.


Lei che rende inevitabile e irrefrenabile una mia esclamazione del tipo "ti voglio bene" ogni volta che la prendo in braccio e accarezzo la sua schiena polverosa.


É bruttina si, un po, con quelle orecchie grandi alla gremlins, il suo pelo che somiglia alle spettinate piume di un uccello, é un parco nazionale per la protezione delle pulci in via di estinzione, sempre sporca perché non sa e non vuole lavarsi e poi quella sua eterna puzza di pesce.


Quanta allegria ci da Clementina, che anche se il nome puo indurre a crederlo, dalla descrizione m' immagino si capisca che non é una mucca.

mercoledì 21 dicembre 2005

Amo la bellezza e la gentilezza delle cose, della vita, nel mondo.


Anni fa, qualcuno mi diede una gran lezione, un ex fidanzato, era fisicamente la via di mezzo tra il Davide del Donatello e il Davide di Michelangelo, la copia umana di tali opere ma con un volto dai tratti piú gentili tipici del mixer tra europei e indigeni in america latina, moretto, occhi un po a mandorla e  color verde scuro o miele a seconda dell' inclinatura della luce che in loro si rifletteva, pelle scura, capelli castani e un gran bel sorriso che affiorava tra le labbra che sì, eran labbra, molto diverse da quei fili sottili degli europei.


Fu per coincidenza l' eletto dal punto di vista genetico per le sue caratteristiche fisiche (unite alle mie fisiche e intellettuali) che contribuí alla fortunata combinazione in dna del frutto bellissimo, dolce e colorato che mi fu donato dalla vita, si, colui che contribuí al 50% di vita che esiste nel mio bimbo dorato.


Be questo bel giovine un giorno, guardava una bella ragazza, allorché interpellato da me sul perché dirigesse continuamente la vista in direzione della bella ragazza, mi rispose che cosí si rilassava, ovviamente in me scattó in un secondo il meccanismo di ripiegamento nella vergogna e nell' immediato approffondimento sul significato di tale frase nell' interna riflessione e mi assalí un sentimento di grande rispetto nei confronti suoi. Un click suonó in me, prendendo consapevolezza di un concetto che mai avevo visuallizzato, questo riguarda l' intimitá della percezione di ció che si trova bello, quanto personale sia la scelta di ció che ci piace, é vero che da sempre ci son icone che uniformizzano certi canoni estetici, ma piú dentro, nel luogo piú scuro delle pupille, in una caverna che solo noi conosciamo, vi é un punto che inconsapevolmente o no, solo noi gestiamo o abitiamo e decoriamo con statuine che solo noi possiamo raccogliere nell' immensitá di una spiaggia dove le onde continuamente portano mille oggetti.


La bellezza non é quella che ci indicano gli altri, é quella che ci viene trasmessa, é quella che riesce ad entrare in noi con gentilezza, senza volerlo noi, senza volerlo lei o il suo emissore ma che peró ci fa dire grazie senza emettere parola.


Ho sempre amato la bellezza, la dolcezza, la gentilezza, le piccole e grandi esplosioni di questi aggettivi, che stanno ovunque.


Ecco perché spesso, ora che la tecnologia me lo permette, mi diletto per ore a mettere una parola qualsiasi su google-images e a passeggiare col mouse nelle sue gallerie, incredibilmente delle volte trovo fotografie o disegni che non hanno niente a che fare con la parola, per cui ogni parola puo darci belle sorprese.


Ecco che la parte piú buia delle mie pupille si illumina davanti al tutto e che gente anonima mette in rete e io ne faccio una disordinata raccolta in cartelle disseminate su questa finestra che da a una scatola chiusa e aperta al mondo.


Ecco che desiderando l' eternitá, rivolgo insistentemente e consapevolmente il mio sguardo e quello di una camera fotografica sul mio bel bimbo dorato.


Il Davide di Morelia. 


 


 

sabato 17 dicembre 2005

Si sa che son matta.


L ho sognato e ora quando vado a letto spero di risognarlo.


Dove sta la follia?


In che, si tratta di Michael J. Fox.

lunedì 12 dicembre 2005

Ecco, non sempre bisogna parlare.


Non sempre si ha voglia di parlare, non riguardo a qualcosa di specifico, solo esiste la voglia di non parlare, forse di ascoltare i passetti del fuggi fuggi dei propri pensieri, forse solo di ascoltare ció che si vede, il silenzio, l' unica cosa che ti permette di stare con te, e delle volte non é per stare con te, non é perché si é di cattivo umore, non per ostilitá, solo é.


É.


Ma gli altri ti parlano, ti fanno domande e bisogna rispondere, sforzarsi per rompere il proprio silenzio e rispondere.


Non sempre bisogna parlare, non sempre si ha voglia di parlare.


domenica 11 dicembre 2005

domenica 4 dicembre 2005

Lo zio Juan ( el tio Juan) morto da alcuni anni, fu un uomo stile antico, una foto sua degli anni 40 lo ritrattava com' era, tale e quale negli anni 90, solo che quasi alla fine del secolo i frondosi e ondulati capelli neri di questo infermiere in pensione, erano ormai quasi del tutto bianchi, portava ancora quei baffi che gli davano un aria alla Amedeo Nazzari e, non solo i baffi, tutto in lui, le sue cravatte, i suoi fazzoletti nel taschino, le sue camicie bianche e il suo profumo, mi evocavano i personaggi galanti e romantici dei film di Amedeo Nazzari.  



La zia, sua moglie (la tia Maria) anche lei era uguale a quelle foto in bianco e nero degli anni 40, dove la si vedeva con lo sguardo ingenuo dell' eroina innamorata nei film di Amedeo Nazzari, e si intuiva dalla sua bellezza il perché lo zio avesse sposato questa sarta dal grazioso viso e amichevole comportamento.

In quei giorni in cui io mi annoiavo pomeriggi interi a casa loro, quando mi abbuffavo a pranzo con le squisitezze che cucinava la zia, quando con la pancia piena alla Cirano del gruppo TNT, riuscivo a trascinare il corpo nel loro cortile, dove lo zio si sedeva e anche lui con la pancia piena, si assopiva all' ombra di un albero, aspettando che arrivasse il freschetto per uscire col suo cane da caccia a fare una passeggiata sulla collina.

In quei giorni, molto prima che a lui venisse l' infarto che lo tenne su una sedia a rotelle per due anni fino all' ultimo dei suoi giorni, prima ancora che la zia cominciasse a soffrire gli effetti della solitudine e della senilitá che fa perdere la memoria e la capacitá di ragionare, lei mi raccontava storie, esperienze, dolori e gioie della vita di due settantenni e, aneddote, molte aneddote.

Una di quelle che rammento con piú affetto e divertita, fu la storia della volta che lo zio, dopo assere andato non so dove, arrivó la sera a casa un po brillo, lei se ne accorse in quanto aprí la porta e lui dondolandosi per l' effetto etilico, le disse: "Vedo due Marie, con quale delle due vado a letto ?".