venerdì 4 agosto 2006

Ecco...


Come di rado mi tocca battagliare con me stessa, volendo mentenere i denti stretti, il pugno chiuso, la pancia in tensione, la schiena dritta, lo sguardo alto, come sempre lottando per mantenere gli occhi asciutti in quelle rare occasioni in cui la tristezza riesce a raggiungermi.


Ecco che oggi...durante tutta la giornata ho avuto un tiranno bisogno di trovare un momento di infinita solitudine per poter appoggiare la testa tra le mani e far caso a questa necessitá di piangere che ormai, a quest' ora sta svanendo, dopo aver sperato vanamente che arrivasse quell' istante-luogo lontani da ogni esistenza che non solo la mia.


Si cerca (cerco) un nascondiglio, una tana scura, fuori da qualsiasi sguardo, lontana da qualsiasi possibilitá d' interrogazione, come sempre, come un cane che si rannicchia in un angolo a leccarsi le ferite e che ringhia a chiunque si avvicini.


Per questo mi ripeto "lasciatemi in pace" benché nulla mi sia stato fatto.


Devo trovare un nascondiglio per poter finalmente liberare queste lacrime, l' unico elemento estraneo al mio pensiero e dotato di materia che mi collega con te, il pianto.


So bene che é solo un battito, che sparirá per lasciare di nuovo il trono ai pensieri, ai ricordi, ai sogni, un emozione che ogni tanto, come ora, tornerá per mantenermi qualche ora come un fantasma che vaga malinconicamente nella nebbia.


 

lunedì 22 maggio 2006

mercoledì 17 maggio 2006

Definitivamente, non riesco a tollerare il fascismo, neanche nella sua piú minima espressione e, l' arroganza di chi lo assume giustificandolo perché le cose son fatte cosí e bisogna accettarle.


Neanche nella sua piú minima espressione,


Bestie e scagnozzi,


tanto colpevoli i primi


come i secondi.


domenica 9 aprile 2006

A chi tocca  il turno?
Ok

Oggi di Hiram Villagra.

Perché?

Perché lo penso, da che l' ho riincontrato giorni fa, ogni tanto; da qualche ora, piú intensamente.

Lo adoro, meglio detto lo idolatro.

Lo ammiro smisuratamente.

Lui, il suo nome, ricordarlo, parlarci, vederlo ovunque sia, tv, giornali o in persona mi fa luccicare gli occhi.

Mi fa ingrandire il cuore.

La sua dolcezza, la sua voce soave e il suo parlare gentile, il suo leggero esser goffo che mi ricorda Chaplin e, il suo notorio esser timido, il suo aspetto che mi ricorda una stampa della prima metá del XX secolo o persino fine secolo XIX, il suo, verso di me apprezzo, mi fan volergli bene.

La sua coerenza, il suo coraggio che agisce quasi nell'ombra, la sua dedicazione e impegno per anni nel rappresentare vittime di delitti di lesa umanitá, nel partecipare come accusa nei processi contro Pinochet, la sua vita stessa, tutto di lui gonfia il mio petto di stima infinita.

La fortuna di averlo conosciuto mi riempie di orgoglio.

Il prof di diritto politico all'
universitá, il mio dolce professore che giorni fa ho visto un po' sciupato e piú vecchio, anche se ancor nei '40 anni, credo.

Lo amo si, non nel senso comune, come potrebbe interpretarsi, lo amo in un modo che non so definire e che cerco di descrivermi, lo adoro e adoro che il suo nome, Hiram, la sua immagine e la voglia di vederlo invadano in modo piacevole, in questo momento, i miei pensieri.

..








???


sabato 4 marzo 2006










Vinieron. Ellos tenían la Biblia y nosotros teníamos la tierra.
Y nos dijeron: "Cierren los ojos y recen". Cuando abrimos los ojos, ellos tenían la tierra y nosotros teníamos la Biblia.

     Vennero.  Loro avevano la bibbia e noi la terra.


     E ci dissero: "Chiudete gli occhi e pregate"


     Quando aprimmo gli occhi, loro avevano la terra e noi la bibbia


                                (da mapuche.splinder)


 



Se voi avete detto che avete scoperto l'  America e ci siete rimasti.


Perché noi non possiamo dire che abbiamo scoperto l' Europa e rimanerci?


 

mercoledì 1 marzo 2006

Ho ancora sonno.


Sará sonno?


Sará un senso di sconfitta?


No....


Se non m' indignassi, se non m' intristissi, se fossi indifferente sarei sconfitta.


Poco fa ho sentito una notizia che porta le mie dita a chiudersi in un pugno che, possiede direzione ma non un obbiettivo presente dove posarlo con forza.


1986, pieno periodo di proteste in opposizione alla dittatura, Carmen Gloria Quintana e Rodrigo Rojas, due giovani che partecipavano a una manifestazione furono presi dai militari e portati in un quartiere periferico di Santiago, luogo nel quale i due ragazzi furono bruciati vivi e abbandonati li perché morissero.


Rodrigo Rojas non sopravvisse ma Carmen Gloria Quintana riuscí a vivere nonostante le gravi ustioni in tutto il corpo.


Ricordo che ai pochi mesi, mia madre viaggió per un mese in Cile, dato che finalmente aveva ottenuto l' auorizzazione per tornare in Cile, poi tornó di nuovo in Italia portando con se storie e, io ragazzina, ascoltavo della sua esperienza al riincontrarsi col paese, con amici, con la casa dei miei nonni morti molti anni prima, coi vecchi compagni di partito che rimasero in Cile e con notizie come questa.


Era tanta la mia lontananza da questo paese nel quale ero nata che neanche mi veniva in mente un solo pensiero diretto all' idea di immaginarlo.


Ora ció che ci raccontavano di questo paese non erano solo i ricordi di un tempo che remoto ma racconti di un paese che stava li, che stava prendendo vita e corpo nella nostra propria percezione.


Ricordo quanto mi colpí la notizia dei giovani bruciati vivi, non riuscivo a togliermi dal pensiero l' orrore, anche perché uno dei giovani, come noi, era figlio di rifugiati politici e in quel momento era tornato in Cile dal Canada, con sua madre, per conoscere il suo paese di nascita, il giorno in cui morí stava appunto scattando fotografie della manifestazione, cosí come anni piú tardi mio fratello venendo anche lui a conoscere il Cile, scattava fotografie.


In qualche modo, nel '88 vedevamo in mio fratello, anche lui di nome Rodrigo, a Rodrigo Rojas e una specie di angoscia di pensare che forse sarebbe potuto accadere a mio fratello ci assaliva.


Carmen Gloria Quintana che spravvisse, si sottopose a molte operazioni per ricuperare parte del volto che era rimasto sfigurato, oggi é sposata, madre e psicologa infantile.


Sopravvisse e poté denunciare i militari che parteciparono al crimine,


L' unico incolpato in questa orrenda azione, Fernández Dittus, fu irrisoriamente condannato nel '97, a 600 miserevoli giorni di arresto.


Tempo dopo, dato che la commisione medica dell' esercito assicuró che soffriva di una "psicopatia organica" inizió a ricevere persino una pensione in quanto invalido "post-guerra". 


Oggi é apparso nelle notizie come sostenitore di una scuola elementare di un quartiere alto di Santiago, in quanto socio commerciale della stessa.


Carmen Gloria Quintana e il "Colegio de profesores de Chile" si oppongono a che quest' uomo che diede l' ordine di bruciare i due giovani si faccia carico della scuola e mettono sul tappetto la discussione e in questione i parametri d' idoneitá per essere direttori di uno stabilimento educativo, richiedendo che il militare venga escluso dalla societá educativa, cosa alquanto difficile dato che trattasi di una scuola privata. In Cile un' alta percentuale delle scuole é in mano ai privati e tale attivitá si basa su regole mercantiliste piú che educative.


Non é un caso isolato, in un altra scuola privata di Santiago, il proprietario e direttore é un ex-militare che partecipó ai tempi del colpo di stato nella morte di uno studente liceale e militante del partido comunista, di 17 anni.


Mi si infilzano nell' anima la rabbia e la tristezza


Una freccia la cui punta é imbevuta dal veleno dell' ennesimo episodio d' ingiustizia e impunitá.


domenica 19 febbraio 2006

Non voglio scrivere altri post. Perché non voglio che Alberto Zeiss scenda di posto e cosí non vederlo piú appena apro il blog.


venerdì 10 febbraio 2006

" Ok gracias"


Due parole e una voce particolare son bastati, era li davanti a me da un bel po di minuti, siccome una é indaffaranta per i cavoli suoi, specialmente in banca a compilare fogliettini vari di deposito e prelievo, non guarda a men che la coda sia lunga e che s' inizi a passare il tempo spiando tutti nei loro millesimi gesti.


Ho alzato d' un tratto la testa e non solo la voce ci somigliava, anche l' aspetto, visto da dietro.


Biondino, capelli corti senza un taglio definito, barbetta incolta, altezza media, modo di vestire informale.


Da dietro, col cuore a mille tic tac, cercavo di capire se fosse lui, ma scorgevo solo una piccola porzione del suo profilo, una piccola parte che mi é bastata per scartare che fosse lui.


Ma non son rimasta tranquilla, mentre lui s' allontanava non in fretta, mi toccava passare allo sportello e cosí facendo, tenendo imbranatamente in mano, assegno, soldi, foglietto di deposito, penna e zaino insistevo a perseguitarlo con lo sguardo per essere sicura che non fosse lui, nel mentre il cuore batteva, le gambe mi si facevan di lana e non riuscivo a concentrarmi sul deposito.


Alla fine, non era lui ma, io son rimasta li agitata, sommersa in una bufera di pensieri, voglia di rivederlo, pensando a che succederebbe se lo incontrassi, come sarei presa dal panico, solita reazione, e uscendo dalla banca mi guardavo in giro, cercando quella persona che tanto gli somigliava, solo in cerca di evocare la sua figura piú in la del mio unico ricordo,


E non son riuscita a fermare un piccolo colpo di pugno su un muro al rimembrare con rammarico qualche tempo fa, l' ultima volta che ci siam visti, quando io seduta in una panchina fuori dall' universitá, davanti al suo insistente scrutarmi, facevo la superba, l' indifferente mentre dentro paurosa, mi stavo sciogliendo.


Tutto rimase li, nell' incomprensione di due sguardi, l' ultimo suo sguardo verde-acqua.


Alberto Zeiss, il mio prof di teatro che spero di rivedere al piú presto.


Non é beddissmo?


I matti, conoscendo la pazzia.


Gli infermi emozionali, conoscendo lo squilibrio emozionale.


Chi non riesce a stimarsi, conoscendo la piú profonda mancanza d' affetto.


Gli egoisti, conoscendo la precarietá di gesti.


Sono i piú abili a condizionare psicologicamente l' altro, dato che dipendono ossessivamente dagli altri per autoaffermarsi, quindi assorbono energie e in questo volendo appropriarsi dell'altro riescono a tenerlo per se.


La debolezza si trasforma in tirannia.


ops devo uscire......




....tornata...


Dov' ero?


Ah si. Bah


Lassamo sta i poretti. I denominati "vampiri emozionali"


Non m' interessano realmente ora.

martedì 7 febbraio 2006

lunedì 6 febbraio 2006

S' innaugura una nuova sezione, gia enunciata tempo addietro.


Dalla serie:


Digitando a caso su Google


Parola o lettere della settimana unite a casaccio, della Settimana:


" Losle "



La piazza di L' Osle si trova a Mont St. Jean, a 20 km a est da Saulieu, maggiori ifnormazioni si trovano nella pagina  saulieu.chez.tiscali.fr/ mont_saint_jean.htm , li vi sono bellissime foto, specie la prima in alto nella pagina.


Di questa foto ció che mi richiama maggiormente l' attenzione sono i bimbi, piú che altro la curiositá di sapere che fu dela loro vita.


Si, sono una impicciona.

lunedì 30 gennaio 2006

Non serve chiedere scusa.


Non serve chieder perdono.


Non sempre serve


pentirsi.


Ammetter la colpa


a mo' di espiazione.


Non servono i mea culpa.


Il meno delle volte sono accettabili.


Serve


non fare le cose.


Serve fermarsi due secondi prima.


Serve vedersi nell' altro.



In caso contrario:


Serve subire un castigo.


Serve pagare.


Serve accettare a capo chino


l' odio destato.


Serve ringraziare umilmente


la sanzione a ricevere


da chi, sì! É capace di rispettare,


da chi è stato miglior persona.



A me,


 serve vedervi sconfitti,


mi serve vedervi umiliati,


farvela pagare.


Mi serve la rabbia 


per non impazzire di tristezza.


Mi serve ribellarmi


davanti alla vostra irrespettuosa tracottanza.


Mi serve maledire quel vostro virulento odio.


Mi serve vincere la battaglia contro la vostra meschinitá.


Mi serve estirparvi il vostro cuore secco.


Mi serve non sentire il solito preteso saggio,


neutrale, obbiettivo pirla


che si sente al di sopra


del' umano sentire,


che viene con leggerezza e stupiditá


a predicare :


"non odiare, non essere come loro"


"non sentir rancore"


"guarda avanti e dimentica tutto".


E viene a dare l' ultima stoccata


dei vigliacchi.


Obbligandoci ad avanzare


in modo ebete,


obbligandoci a tramutarci


in ció che loro sono,


pusillanimi scriteriati,


pieni e vuoti di se stessi.



Mi serve poter sostenere


due parole con una donna


che porta il suo amato


sulla camicia bianca,


sul petto,


nel ricordo,


senza dover voltarmi per nascondere


il volto in lacrime.


Mi serve non sentire che un


"mi spiace" sia


la cosa piú inutile del mondo.


Mi serve pestare i pugni


contro un muro di persone,


contro il muro


degli scellerati colpevoli,


dei malvagi complici,


degli sbraitanti sostenitori


dei codardi indifferenti.


Mi serve vederli tutti marcire.


Mi serve rimanere incantata dalla bellezza, saggezza e coraggio degli altri.


Mi serve rifugiarmi tra le loro braccia e amicizia.


Mi serve amore, divertimento, dolcezza, bontá, fantasia,


per placare il bruciore delle mie pupille


e dei miei pensieri.


Mi serve stringere le labbra fra i denti


per soffocare questa voglia di piangere. 


Mi serve solo,


che si faccia giustizia.


Ma piú di altro,


mi serviva che vi foste


fermati due secondi


prima.


 










In questi giorni un giudice ha messo sotto processo vari integranti della famiglia Pinochet, per evasione fiscale e falsificazione di passaporti, la maggiore delle figlie di Pinochet, era andata in Argentina nel momento in cui sapeva, avrebbe ricevuto la notificazione, da li ha preso un aereo per gli U.S.A., dov' é stata arrestata dalla polizia internazionale e dove a avuto la sfacciataggine di chiedere asilo politico, essendo stata trattata come quel che si merita negli States, ha ritirato la richiesta ed é tornata in Cile questo fine settimana. Qua l' hanno messa agli arresti nella scuola di gendarmeria, dove ha avuto inizio una sfilata di gente in appoggio alla figlia del dittatore, parenti, amici, qualcuno del mondo parlamentare di destra (la destra che ottiene circa il 46% dei voti nazionali), militari in ritiro e gruppi di persone con cartelli e fiori per la signora. Le dichiarazioni emesse da questa gente manifestano che qui si sta perseguitanto politicamente ai Pinochet, vittimizzando tutto il clan.


Sarebbe alquanto improbabile in Cile, che un qualsiasi evasore fiscale richiedesse di alloggiare nella scuola di gendarmeria anzi che andare in prigione e che tale richiesta fosse acconsentita dai tribunali.


In ore del pomeriggio é stata messa in libertá dovendo pagare circa 4.900 euro, gli altri incolpati sono la moglie di Pinochet e altri 4 figli.



Durante la dittatura di Pinochet, i crimini furono numerosi, i desaparecidos, i torturati, la prigionia política afflitta a migliaia di persone. Secondo gli organismi per i Diritti Umani furono perseguitate direttamente 347.000 persona all’ anno. 


Dopo 16 anni di democrazia con a capo la Concertación.  Di miliaia di casi di violazione ai diritti umani, non più di 50 si son chiariti, del migliaio di agenti che  assassinavano, facevano sparire e torturavano persone, solo 29 sono stati condannati, e con pene irrisorie e godendo di un presidio in condizioni speciali  e privilegiatamente simili a una villeggiatura.


Fra questi pochi casi di processo e condanna, ovviamente non c' è Pinochet.


Il Cile é solo un granello di sabbia nel mondo, in fatto di attentati contro i diritti umani.




 

mercoledì 25 gennaio 2006

Diciamo addio a Lee?


Mi ha detto che deve andare a fare un piccolo prelievo bancario a Mesa Verde.


Poi tornerá, nel caso qualcuno avesse conti in sospeso.

lunedì 23 gennaio 2006

Evo Morales pidió unidad desde la Puerta del Kalasasaya










Dopo l' invasione, la violenza, i ladri assassini, la brutalitá, la distruzione, la schiavitú, il disprezzo, la codigia, i 514 anni, ma soprattutto dopo la venuta dell' arrogante ignoranza.


Eccoci qua, con i nostri colori, le nostre lingue, la nostra sapienza, scienza, scrittura, le nostre istituzioni, la nostra musica, le nostre danze, i nostri occhi, il nostro DNA.


Una cultura che non é un oggetto di decorazione folklorica da tenere come souvenir.


Finalmente si sta arrivando dove bisognava tornare, al punto di appartenenza.


Marichi Weu dicono i miei ancestri


Dieci volte dieci vinceremo.


E a Bolivia le mura e le pietre e gli occhi neri si scorgono, i vestiti che odorano di alpaca si sentono, il suono dei venti si ascolta.


A Bolivia il Tiwanaku fa vedere che ancora vive.



sabato 21 gennaio 2006

Non so che mi prende, i sogni, i pensieri, la fantasia, la realtá, intuizioni sbagliate e meno.


Dopo un lungo periodo d' incazzamento e tristezza (che ogni tanto torna) a causa e cotro gli egoismi, la cattiveria i fascismi. Viene l' inerzia, l' andare in giro con la lingua penzoloni, poi l' entusiasmo di chi osserva una festa senza ballare.


Lo vedevo giorni (notti) fa in una cucina di colori bianchi o crema, viveva con sua madre, al di lá del tavolo da lavoro stava suo fratello, occhiali (credo) e capigliatura rossa, un pel di carota, sorprendente!.


Piú recentemente, ieri notte, una casa, grande, antica simil villetta inglese, forse uscita da un romanzo di Dickens ma immersa nei paesaggi del sud cileno, un luogo a me famigliare, anche se mai visto, la presenza non presente di un parente, c' era li solo il nome, forse evocato da me o da mia madre o mio figlio, apparsi per due secondi.


Mi son spostata a un lato della casa, accostato e in proiezione verso l' orizzonte un susseguirsi di campi e collinette, che d' improvviso si son coperte di piccoli fiori gialli, visione  gia nota ai miei occhi, avevo la speranza che non finisse presto il periodo del tappeto giallo-verde, affinché qualcuno arrivasse e avesse occasione di ammirare tale bellezza della natura che, quasi concepivo come un mio regalo, a chi? Non lo so.


Poi un lago, altra manifestazione ben nota ai miei occhi nel mio reale andare per queste terre superbe, i bordi del lago dritti, in linea verso l' orizzonte, un orizzonte non esteso, quasi come fosse un lago artificiale.


Forse la visione di Fallón, un paesino sommerso nella campagna spagnola, dove ebbi occasione di camminare sul tetto della stazione ferroviaria, mentre sotto, le rotaie e le andenne ospitavano pesci e flora acquatica, forse quella rimembranza d' infanzia, ma non ne son sicura, anche se ora che lo scrivo, puo essere, dato che ció che segue, potrebbe confermarlo.


Un vagone messo di traverso, spezzava in due il lago ad alcuni metri dall' orlo, io mi son spostata di qua e di la avvertendo: "...ma questo vagone impedirá la circolazione dell' acqua, diventerá uno stagno puzzolente, non é adeguato ai turisti..." allora gagliardamente mi son tuffata nell' acqua per cercare di rimuovere il vagone, consapevole ma sprezzante della mia inferioritá fisica, della mia eccessiva minore dimensione, in confronto con l' enorme essere metallico che giaceva sotto l' acqua, mai sarei riuscita a spostarlo, allora ho sentito che su, in superficie c' era mio fratello, il forte e grande ma spesso inutile in casi d' emergenza, dovevo riuscire a salire a galla dato che, mi son ricordata che non so nuotare ma, l' acqua era sparita, al suo posto, un oscurità infinita verso il fondo e, nuvole attorno o enormi cumuli di cotone.


Stavo galleggiando nell' aria, tra il vagone e un muro, su, vedevo mia madre affacciarsi per pochi secondi e io come l' uomo ragno, con mani e piedi facevo leva contro vagone e muro, non per salire, impresa che ritenevo impossibile, ma per non cadere nel buio che stava al di sotto di me e delle nuvole o cotone e guardavo su, nella speranza che al pirla di mio fratello venisse in mente di tirarmi giu una corda.


Apro parente-si (qua bisogna essere sempre buoni o gentili? No? Bene allora lo dico, non sopporto mio fratello) Chiudo parente-si , hhehehe capito il gioco di parole? fratello-parentesi- parente-si (qua bisogna sempre essere intelligenti? No? Bene allora sia accettato il penoso gioco di parole)


Come dicevo: Che mi prende? Ogni tanto, mi brucia il cuore, spesso s' incendia con solo una piccola scintilla e mi muovo nella vita, quella da sveglia, quella che dura 17 o 18 ore, con un senso di vertigine, non importa su quale alta corda io cammini, importa che io ci cammini ma ci cammino a 10 cm dal suolo, eppure sento paura, molta paura ma non la paura terrorifica, per questo giro attorno alla fiamma, volo senza voler volare, senza saper volare, sfidando me stessa, ma é un inutile battaglia, che non serve ne a me ne al resto, non sono qui per guardarmi l' ombelico e gestirmelo, son qui, per guardarmi l' ombelico tra altre cose, ma dove stanno le altre cose? Dove le sto perdendo? Dove mi sto perdendo?


Ecco che viene la vertigine, la strana paura, un ciclone nello stomaco (di quelli che vengono quando devi incontrare chi ti piace), una sensazione frizzante, qualcosa che non riesco a controllare del tutto ma che ben presto sopprimo, che sconfiggo nelle prime ore del giorno per poi, far subentrare una mansuefazione estrema, scomoda, bastarda!! 


Allora, comincio a dormire piú che quando dormo e, anzi vivo piú nel sonno, nel sogno che quando son sveglia ma al contrario di quando vivevo meno nei sogni, ora non sospiro in attesa che venga al piú presto il momento di dormire e sognare.


Il mondo, i vari lui che si turnano, anelo e le lande dove li confino (e dove ad alcuni vorrei vederli ai miei piedi), io, i miei compiti, i progetti che gironzalon, vagheno, vagheno, vagheno nella mia testa. Un vortice che gira in me, senza riuscire a trascinarmi.


Ecco un vortice chiuso in un bicchiere.



giovedì 19 gennaio 2006

domenica 15 gennaio 2006








Santiago 18:57.


Alle 7 del mattino si sono aperte le urna e verso le 16 sono iniziate le prime chiusure e conteggi in diversi luoghi di votazione nel paese.


La "segunda vuelta" come vien chiamata, dato che per legge se alla prima elezione nessuno dei candidati alla presidenza ottiens il 50% piú uno, vanno a secondo processo di votazione i due candidati che hanno ottenuto la piú alta votazione.


I candidati sono Michelle Bachelet, della coalizione della "Concertación", che attualmente é al governo e Sebastián Piñera della coalizione "Alianza por Chile" di destra e integrata da tutti coloro che hanno nauseantemente appoggiato la dittatura di Pinochet.


Differenze sostanziali nel progetto paese dei due candidati son quasi inesitenti, tant' é che ció che propone Piñera si differenzia solo perché promette duplicare in numero certe politiche sociali ed economiche che propone Bachelet.


Se Bachelet dice che aumenterá in un 30% il finanziamiento statale all' istruzione, Piñera dice che in un 60% e cosí via.


La Concertación che fu un settore protagonista del movimento anti pinochetista ai tempi del plebiscito dell '85, in questi 16 anni é andata allontanandosi dagli obbiettivi che ci si poneva come democrazia, smovilizzando la partecipazione politica del popolo e abbracciando gli interessi neoliberisti, degli impresari cileni e gli interessi statunitensi nel cono sud dell' America latina.


La destra cilena con Piñera, rappresenta lo stesso settore brutale, infame, fascista e ignorante che invocó e si fece complice del colpo di stato e del regime dittatoriale, si oppone sfacciata e costantemente a qualsiasi progetto legge che abbia a che fare con l' equitá sociale del paese, possiede una presenza non minore nello scenario politico-economico cileno.


Per i grandi impresari cileni, anch' essi, storicamente di destra, chi sia il vincitore non implica molta differenza, dato che nell' ultimo governo concertazionista, liderato dall' attuale Presidente Ricardo Lagos ha goduto di ampli privilegi in sfavore dei lavoratori e del popolo. Si dice che Lagos ha governato per gli impresari ed é proprio la gente di Lagos che muove i fili dei movimenti e blinda la figura, i discorsi e le decisioni della candidata, che fino ad ora altro non mi sembra che un burattino che diligentemente impara le lezioni a memoria, nonstante ció, spero di tutto cuore che lei riesca ad acquisire un autonomía e che rafforzi nelle sue scelte le idee politiche storiche e sociali del suo partito, il partito socialista cileno. Forse una speranza vana


Infatti Bachelet é una figura innalzata quasi totalmente dall' apparato di marketing e mass media gestiti a livello delle elite politiche e governamentali di due partiti che integrano la Concertación, (Partito Socialista e p.p.d Partido Por la Democracia), la D.C. a suo tempo, presentó la sua candidata alla presidenza Soledad Alvear, una donna che possedeva piú esperienza e lideraggio all' interno del proprio partito, ma questa declinó lasciando cosi Bachelet come unica candidata della Concertación.


A parte queste due coalizioni, Concertación e la destra, c' é un terzo settore, il patto Junto Podemos, integrato dal Partico Comunista e dal PArtito Umanista, che aveva presentato come candidato a Tomás Hirsh, il quale nella prima elezione, un mese fa ha ottenuto l' 8% delle votazioni. Quest' ultima coalizione di sinistra é la reale proposta alternativa all' attuale sistema politico e sociale del Cile, sono coloro che rivendicano la necessitá di far giustizia e non lasciare nell' impunitá i fatti e orrori perpetrati dalla dittatura a scapito dei diritti umani, son coloro che alzano la voce davanti alla mancanza di diritti ed equitá sociale attuale, manifestano contro la depredazione delle trasnazionali sulle ricchezze naturali cilene, rispettano e comprendono piú di tutti le legittime richieste dei popoli originari riguardo il diritto di autonomía politica. Ragioni, tutte queste che personalmente nella prima elezione l' 11 dicembre 2005, mi hanno portata a votare per Hirsh e oggi 15 gennaio 2006, per prima volta e spero per ultima, ad annullare il voto.


Putroppo peró, il Juntos Podemos, non possiede il potere delle altre due Coalizioni che monopolizzano in un modo quasi orwelliano i mass media cileni.


In questi minuti, sono stati letti dal governo i primi risultati, Bachelet 53%, Piñera 46%, fino a poco fa, nei conteggi, la differenza era stretta, se avesse vinto la destra ció che mi pareva piú preoccupante é il pericolo che correvamo di veder seppellito per sempre il tema dei Diritti Umani, sotto un enorme e mostruoso masso d' impunitá.


Come dicono in molti, ha vinto il meno peggio.


Triste realtá politica, ma alla fine, é la volontá di popolo e di un paese che nonostante il fascismo cronico della sua societá si rifiuta di votare per la destra, almeno nella percentuale sufficiente che ci evita il suo ritorno al governo, ma che é sempre e comunque un paese governato solo dalle oligarchie.



 


mercoledì 11 gennaio 2006

Voteró per chi, "é morto", mi dicono in una elementare reazione.


Voteró per chi vive, piú oltre questi confini che nella sua terra.


Voteró per uno vero.


Castigheró e annulleró chi c' inganna e probabilmente ingannerá il mondo, come hanno fatto fino ad ora.               

giovedì 5 gennaio 2006

Certo che l' infinito ha un doppio taglio, metaforicamente parlando, tra le ceneri che coprono la luce in estinzione, dei sentimenti.


Purtroppo vi rimane sempre un aureola inestinguibile che somiglia a una catena invisibile che ci si porta addosso.


Il buio s' apre quanto la luce, la luce si chiude tanto quanto il buio.


Un pensiero infittisce il bosco delle parole, che mettono radici nel suolo infertile, é il contrario comunque di ció che ci si aspetta.


Non ci si capisce niente, neanch' io ci ho capito niente, ma fa 'mpressione e volevo giocare ad imitare qualcuno che mi diverto a stuzzicare bonariamente.


Che facile é dire molto senza dire niente.



 

martedì 3 gennaio 2006

É dall' inizio fino ad oggi.


Faccio la pagliaccia, la buffona, per lui.


Davanti alla gente, per strada, nella metropolitana, persino nelle reunioni dove si parlano cose serissime e, non mi frega il ridicolo, passare per matta o handy. 


Ed esagero espressioni, faccio smorfie, mi muovo come una scimmia, metto gli occhi storti, faccio vari cambi di voce, intercalando con suoni gutturali e mimiche grottesche, dico battute penose, parlo assurditá, di cacca, capperi, vomito e altre schifezze, racconto balle madornali e ovviamente incredibili nel vero senso della parola, e quando andiamo in giro piú che mamma e figlio sembriamo due monelli della stessa etá.


Il tutto per appagare la mia gioia di vederlo ridere.


Ma questo atteggiamento doveva portare conseguenze, tra i suoi amichetti delle volte é il piú scalmanato, quello che si tira per terra, quello che fa voci strane e smorfie mostruose, a scuola lascia di sasso i compagni cozzando continuamente contro lampioni, muri, porte e cadendo o rotolando smisuratamente per terra.


Fa il pagliaccio, ama fare buffonate, seduce il resto dei bambini col suo modo eccentrico di comportarsi, parla a tutti per strada, solo per i semplice fatto che esistono, racconta loro balle madornali, accentratore e istrionico e per di piú quasi per scelta dato che dice coscientemente e serio che "....mi sento felice quando gli altri ridono"


Ora sono io che rido e quando sto con amici, sembro un radiotrasmissore raccontando aneddotte del piccolo Chaplin.