lunedì 26 dicembre 2005

Oggi cercando su google la parola begoña per sapere che tipo di attenzioni abbisogna la piantina che mi é stata regalata a natale. Che poi non si scrive cosí ma bensí "begonia".


Ecco che si conferma la regola, qualsiasi perola va bene per trovarsi innanzi immagini sorpendenti e belle.


Non ha niente a che vedere con ció che cercavo ma WOW!!!


Sono affascinata e rabbrividisco un po a guardarlo, non per freddo ma per il lieve senso di paura che m' incute questo essere. Fortuna non esserci vicina, sfortuna non esserci vicina.


sabato 24 dicembre 2005

Che gradevole, sentire questo esserino peloso, camminarmi sulle spalle, stendersi in un momento dopo aver scelto la piú comoda, sentire il suo guancia a guancia con me, o cik too cik, o come si scriva, insomma il suo strusciare il muso sulle mie guancie e sul mio collo, sentire il suo rumoroso fru-fru.


Sentire come questo esserino peloso, piccolo, piccolo depositi la sua fiducia in me che sono almeno 25 volte piú grande e potenzialmente piú cattiva e imprevedibile in quanto essere umano.


Ma no, lei invece di aver paura, comincia a leccarmi la faccia con la sua lingua ruvida, lei che affida la sua vita a me e mi induce a pensare che sia cosciente di quanto le abbiamo dato, dopo averla raccolta per strada a non piú di due settimane dall' inizio della sua esistenza.


Lei che rende inevitabile e irrefrenabile una mia esclamazione del tipo "ti voglio bene" ogni volta che la prendo in braccio e accarezzo la sua schiena polverosa.


É bruttina si, un po, con quelle orecchie grandi alla gremlins, il suo pelo che somiglia alle spettinate piume di un uccello, é un parco nazionale per la protezione delle pulci in via di estinzione, sempre sporca perché non sa e non vuole lavarsi e poi quella sua eterna puzza di pesce.


Quanta allegria ci da Clementina, che anche se il nome puo indurre a crederlo, dalla descrizione m' immagino si capisca che non é una mucca.

mercoledì 21 dicembre 2005

Amo la bellezza e la gentilezza delle cose, della vita, nel mondo.


Anni fa, qualcuno mi diede una gran lezione, un ex fidanzato, era fisicamente la via di mezzo tra il Davide del Donatello e il Davide di Michelangelo, la copia umana di tali opere ma con un volto dai tratti piú gentili tipici del mixer tra europei e indigeni in america latina, moretto, occhi un po a mandorla e  color verde scuro o miele a seconda dell' inclinatura della luce che in loro si rifletteva, pelle scura, capelli castani e un gran bel sorriso che affiorava tra le labbra che sì, eran labbra, molto diverse da quei fili sottili degli europei.


Fu per coincidenza l' eletto dal punto di vista genetico per le sue caratteristiche fisiche (unite alle mie fisiche e intellettuali) che contribuí alla fortunata combinazione in dna del frutto bellissimo, dolce e colorato che mi fu donato dalla vita, si, colui che contribuí al 50% di vita che esiste nel mio bimbo dorato.


Be questo bel giovine un giorno, guardava una bella ragazza, allorché interpellato da me sul perché dirigesse continuamente la vista in direzione della bella ragazza, mi rispose che cosí si rilassava, ovviamente in me scattó in un secondo il meccanismo di ripiegamento nella vergogna e nell' immediato approffondimento sul significato di tale frase nell' interna riflessione e mi assalí un sentimento di grande rispetto nei confronti suoi. Un click suonó in me, prendendo consapevolezza di un concetto che mai avevo visuallizzato, questo riguarda l' intimitá della percezione di ció che si trova bello, quanto personale sia la scelta di ció che ci piace, é vero che da sempre ci son icone che uniformizzano certi canoni estetici, ma piú dentro, nel luogo piú scuro delle pupille, in una caverna che solo noi conosciamo, vi é un punto che inconsapevolmente o no, solo noi gestiamo o abitiamo e decoriamo con statuine che solo noi possiamo raccogliere nell' immensitá di una spiaggia dove le onde continuamente portano mille oggetti.


La bellezza non é quella che ci indicano gli altri, é quella che ci viene trasmessa, é quella che riesce ad entrare in noi con gentilezza, senza volerlo noi, senza volerlo lei o il suo emissore ma che peró ci fa dire grazie senza emettere parola.


Ho sempre amato la bellezza, la dolcezza, la gentilezza, le piccole e grandi esplosioni di questi aggettivi, che stanno ovunque.


Ecco perché spesso, ora che la tecnologia me lo permette, mi diletto per ore a mettere una parola qualsiasi su google-images e a passeggiare col mouse nelle sue gallerie, incredibilmente delle volte trovo fotografie o disegni che non hanno niente a che fare con la parola, per cui ogni parola puo darci belle sorprese.


Ecco che la parte piú buia delle mie pupille si illumina davanti al tutto e che gente anonima mette in rete e io ne faccio una disordinata raccolta in cartelle disseminate su questa finestra che da a una scatola chiusa e aperta al mondo.


Ecco che desiderando l' eternitá, rivolgo insistentemente e consapevolmente il mio sguardo e quello di una camera fotografica sul mio bel bimbo dorato.


Il Davide di Morelia. 


 


 

sabato 17 dicembre 2005

Si sa che son matta.


L ho sognato e ora quando vado a letto spero di risognarlo.


Dove sta la follia?


In che, si tratta di Michael J. Fox.

lunedì 12 dicembre 2005

Ecco, non sempre bisogna parlare.


Non sempre si ha voglia di parlare, non riguardo a qualcosa di specifico, solo esiste la voglia di non parlare, forse di ascoltare i passetti del fuggi fuggi dei propri pensieri, forse solo di ascoltare ció che si vede, il silenzio, l' unica cosa che ti permette di stare con te, e delle volte non é per stare con te, non é perché si é di cattivo umore, non per ostilitá, solo é.


É.


Ma gli altri ti parlano, ti fanno domande e bisogna rispondere, sforzarsi per rompere il proprio silenzio e rispondere.


Non sempre bisogna parlare, non sempre si ha voglia di parlare.


domenica 11 dicembre 2005

domenica 4 dicembre 2005

Lo zio Juan ( el tio Juan) morto da alcuni anni, fu un uomo stile antico, una foto sua degli anni 40 lo ritrattava com' era, tale e quale negli anni 90, solo che quasi alla fine del secolo i frondosi e ondulati capelli neri di questo infermiere in pensione, erano ormai quasi del tutto bianchi, portava ancora quei baffi che gli davano un aria alla Amedeo Nazzari e, non solo i baffi, tutto in lui, le sue cravatte, i suoi fazzoletti nel taschino, le sue camicie bianche e il suo profumo, mi evocavano i personaggi galanti e romantici dei film di Amedeo Nazzari.  



La zia, sua moglie (la tia Maria) anche lei era uguale a quelle foto in bianco e nero degli anni 40, dove la si vedeva con lo sguardo ingenuo dell' eroina innamorata nei film di Amedeo Nazzari, e si intuiva dalla sua bellezza il perché lo zio avesse sposato questa sarta dal grazioso viso e amichevole comportamento.

In quei giorni in cui io mi annoiavo pomeriggi interi a casa loro, quando mi abbuffavo a pranzo con le squisitezze che cucinava la zia, quando con la pancia piena alla Cirano del gruppo TNT, riuscivo a trascinare il corpo nel loro cortile, dove lo zio si sedeva e anche lui con la pancia piena, si assopiva all' ombra di un albero, aspettando che arrivasse il freschetto per uscire col suo cane da caccia a fare una passeggiata sulla collina.

In quei giorni, molto prima che a lui venisse l' infarto che lo tenne su una sedia a rotelle per due anni fino all' ultimo dei suoi giorni, prima ancora che la zia cominciasse a soffrire gli effetti della solitudine e della senilitá che fa perdere la memoria e la capacitá di ragionare, lei mi raccontava storie, esperienze, dolori e gioie della vita di due settantenni e, aneddote, molte aneddote.

Una di quelle che rammento con piú affetto e divertita, fu la storia della volta che lo zio, dopo assere andato non so dove, arrivó la sera a casa un po brillo, lei se ne accorse in quanto aprí la porta e lui dondolandosi per l' effetto etilico, le disse: "Vedo due Marie, con quale delle due vado a letto ?".



 



 



 

lunedì 31 ottobre 2005

Non ti scordar di me



La tradizione europea fa risalire il significato di questo fiore ad una legenda austriaca, secondo la quale un giorno due innamorati, mentre passeggiavano lungo il Danubio scambiandosi promesse e tenerezze, rimasero affascinati dalla grande quantità di fiori blu,
che venivano trasportati dalla corrente. Il giovane, nel tentativo di raccogliere alcuni di questi fiori per l'amata, venne inghiottito dalle acque, gridando


"Non dimenticarmi mai!".


La valenza da allora attribuita al fiore è quella della fedeltà e dell'amore eterno.



Quando ho raccontato questa leggenda a un mio amico, mi ha detto con un espressione da cinico e muovendo la mano aperta con le dita chiuse, quasi a tagliare in due l' aria circostante:


" Ma bisogna essere pirli ad affogare per una cazzata cosí " 


Lui, il poeta, quello che ha publicato libri e che partecipa a tutti i concorsi letterari e poetici esistenti e non, l' amico a cui di solito mostro le mie poesíe per chiedergli un' opinione.


Mah !!

sabato 29 ottobre 2005


Nontiscordaaar-di-meee, la vi-tamiaé-legataattée.


 Cé sé-mpreun-poss-to nel miocuorperte, nonti scor-dar-dim


martedì 25 ottobre 2005


Fu piú o meno cosí.


Nomi di fiori


"tu cosa scegli?"


"Nontiscordardime"


"Esiste?"


"Si"


"Va bene"


Pensai molto segretamente, 


temendo che il mio sguardo


denunciasse i pensieri.


"Certo che non ti scorderó mai"



Mai. Perché non ebbi il coraggio


di gridarlo fuori come dentro?



Nomi di fiori, fiore giallo,


pistillo giallo, petali bianchi,


bianche ciglia.



Con i miei dispetti


esprimevo la gioia


di correre tra i corridoi


che odoravano di etere,


di ridere a piú non posso


inseguendoci in quei giardini


di pulcre lenzuola


e mettallici giacigli.


Sporco bianco ti dicevo


mentre imitavo l' azione


di pulirmi le scarpe


sul tappeto invisibile


e io venivo dal por-cile


a leggere dalle tue labbra assenti,


il significato della parola bonario.



Intervalli ludici


in quelle bizzarre vacanze


abituali per noi,


sfortunate per gli altri.


Ero felice, eri felice


Racchiusi


in pesanti e bianche corazze


che ci dotavano di forza.


Fu un estate senza sole ne mare,


un estate in cui le nostre escursioni


avvenivano tra cuori e picche.


Pomeriggi nell' isola del silenzio


che solo i passi


di donne vestite di bianco


e le nostre spensierate,


sacrileghe risate


frantumavamo. 



Era un paese di tristezza


agli occhi di chi vantava


e percepiva in se la perfezione.


Conoscevamo di questo


ogni angolo scuro,


abitato da oggetti


che somigliavano


a strumenti di tortura


e dei quali solo noi


capivamo l' uso.


Scoprivamo e nascondevamo


tesori di carta,


arrivando ad essi,


dopo aver tracciato sentieri


seminati di messaggi in codice.



Era un paese di balocchi,


per noi che,


durante breve tempo,


c' incotravamo e accompagnavamo


nella normalitá di un anomalía.



Vi erano in quel regno


sacerdotesse profumate di maternitá,


regine e re che camminavano


eretti dalle loro corone


i cui diamanti,


trafiggevano le tempie.


Sentivamo li,


i suoni e le vibrazioni


che annunciavano la libertá del corpo


o l' inizio di una nuova prigionia.



Ma io ti contemplavo rapita,


io, coi miei capelli neri


tu, coi tuoi capelli di biada,


tanto diverso da me,


tanto diversa da te.



Ancor oggi,


mi affaccio alle finestre,


incoraggiata dall' alto


grido il tuo nome,


raggiante nello scoprire


il tuo sguardo stupefatto


e codardamente mi contengo


in un espansivo e fugace saluto.



Ti pensai, ti amai,



Come potevo e


come potei


intuire quel destino


insospettato?


Maledico l' acciaio,


il grigio dell' asfalto che ha rubato


il fucsia della tue veste,


le onde dorate dei tuoi capelli


che si riflettono nella sabbia


di un ritratto giunto a me,


Ripudio il grigio delle lamiere


che hanno distrutto le ocri


pareti dell antico palazzo


che ci ospitó.



Dove, la rassegnazione?


Se i ricordi


che mi portavano divertita


a ridere da sola,


come un matto rapito


nel suo mondo perduto,


ora innondano di rimpianto


e malinconia lo sguardo


che ti cerca fantaseando


con fantasmi, paradiso


e macchine del tempo?



 













Maledizone Guglielmo


Ti amo.




sabato 22 ottobre 2005

Ieri sono andata a letto con un piccolo dolore sotto l' omoplato sinistro .


Sta mane mi son svegliata sparito il dolore nel lato sinistro.


Sta mattina mi son svegliata con un piccolo dolore sotto l' omoplato destro.


Che sfiga i dolori per di piú hanno pretese di simmetria.

lunedì 17 ottobre 2005








Non ti dimenticare di ricordarti che mi devi dimenticare.



Los Tres


giovedì 13 ottobre 2005

Eppur si muove.


E con un dito la posso far girare


e un tempo pendeva dal mio collo,


era un gioco, una metafora, un saluto.


L' ultima goccia di sorriso,


¿L' ultimo soffio della mia forza?


Ero io e il mio messaggio.


Non mi domando chi siamo


e dove andiamo.


Non mi domando chi siete,


l' ho capito.


Fin troppo.


Lasciatela a me


o popolatela in silenzio.


Ascoltatela, ascoltatevi,


coloratela, coloratevi.


Si é spostato l' asse.


Mi domando dove sto.


Eppure si muoveva in me.


Eppur si muove, sempre.


Ma io ?


martedì 11 ottobre 2005

b- Bagni altrui


problemi e cattive esperienze:


Questi problemi oltre che arrechare ritardi o perdita di tempo, arrechano stato di insicurezza e in certi momenti conseguenze vergognose difficile da superare o dimenticare.


Una situazione scomoda che ci porta ad usare il bagno degli altri ha a che fare con un problema proprio dei momenti di convivenza o socializzazione, questa é la paranoia del alito cattivo.


Si é in compagnia, parlando con altri e, d' improvviso, si inizia a sentire il tipico odore del alito puzzolente, cioé a cacca o fogna. Si cerca quindi, di parlare il meno possibile, diventando monosillabici o annuendo con qualche mmm... o, mentre si parla oltre che concentrarsi sul discorso, scatta il meccanismo esplorativo per appurare se la provenienza di tale olezzo derivi dalla nostra bocca. Velatamente ci si porta le mani in bocca, simulando uno sbadiglio o qualsiasi altra necessitá che abbia a che fare con le zone bucali, per esalare e al tempo stesso annusare il nostro alito.


Quando non si ha a portata di mano una cicca o caramella alla menta o una sigaretta che aiutino a far sparire lo sgradevole odore che crediamo provenga dalla nostra traditrice boccuccia, la soluzione é quella di dirigersi al bagno di chi ci ospita e sciacquarsi. La fortuna ci assiste se poi riusciamo a trovare facilmente un dentifricio, che procediamo a spalmare sul dito indice e a spargere tra i denti. Problema risolto quindi.


Anche se... non sempre.


Com' é capitato a me una volta, che trovai un bel tubetto rosso di dentifricio, con scritte in portoghese nel bagno del mio amico Mario.


Dopo aver svolto la prassi di lavarmi i denti col dito indice, m' accorsi dello strano sapore del dentifricio e m' accinsi a leggere in dettaglio le proprietá e ingredienti del cosidetto e, schifatamente scoprí che mai fu dentifricio ma bensí un deodorante antiperspirante in crema. Iniziai a scuacquarmi e a sputare per almeno 10 minuti, finché sparí l' orribile sapore e sensazione dalla mia bocca. A questo punto ormai, la paranoia da alitopuzzolente era svanita e come se niente fosse tornai a inserirmi nel gruppetto di amici e a discorrere allegramente come prima, scoprendo peró che l' odore continuava a sentirsi nell' aria e che in realtá la puzza proveniva dalla bocca della persona che mi era seduta accanto.

giovedì 6 ottobre 2005

Dalla serie:                                                


PICCOLI grandi PROBLEMI


capitolo 1


BAGNO


a - Odio lavarmi la faccia, non perché io sia una zozzona, ma é regola che ogni volta, per quanto mi rimbocchi le maniche della maglietta, camicia o maglione fino alle ascelle, invariabilmente queste, scivolano di nuovo verso i polsi ed io evito di toccarle con le mani bagnate, quindi prendendole coi denti cerco di ritirarle su il piú possibile  ma, al momento di chinarmi sul lavandino per sciacquarmi la faccia piena di sapone, l' acqua testardamente, scivola lungo le braccia,  girando attorno ai gomiti e arrivando finalmente a infradiciarmi le maniche che tra l' altro gia si erano un po bagnate con la saliva. Situazione abbastanza scomoda specialmente in inverno.


Soluzione?


Ora che ci penso


1- Lavarmi la faccia prima di vestirmi, come fan tutti.


2- Non lavarmi.

sabato 1 ottobre 2005

Non c' é niente di meglio che essere svegliati dalla melodia delle dita che danzano sui tasti, niente di piú dolce che chiudere il sipario dei sogni con Rapsodia in Blue di Gershwin.


 


giovedì 22 settembre 2005

martedì 20 settembre 2005

domenica 18 settembre 2005

Accidenti!!  ho eliminato un post senza volerlo... be tanto non era importante.

lunedì 12 settembre 2005

Ieri sotto al monumento a Salvador Allende, mi hanno intervistata per il telegio rnale, ho detto un sacco di cose, ma come al solito, una non é mai soddisfatta con ció che dice, specie in occasioni come queste, e poi camminando, mi dicevo: " ma perché non ho detto questo?...... ma potevo dire quest' altra cosa! Invece era piú forte se avessi detto questo....potevo essere piú sarcastica e acida...ma con tante cose che ho da dire...dovevo proprio far dichiarazioni cosí scialbe?."  Meno  male che ho perso il telecomando della tv, cosí mi sono evitata la rabbia di vedermi con, mi sarei autodistrutta con le critiche.

Me possino.....

martedì 30 agosto 2005

Dedicato a Marzia (http://artestoriaedintorni.splinder.com/)


 









 I blog:


Nel cammino che ho iniziato per curiositá, con un pizzico di incredulitá e ammetto anche di cinismo, nei riguardi di quest' attivitá, si sono andati trasformando nella mia percezione, come concetto di comunicazione.


Mi si son rivelati alla fine, uno stimolo, sia leggendoli che scrivendoli, anche se si c' incontra in mdo breve e fugace.


Spesso mi sembrano positivamente un passo verso il passato, quando appunto non esistevano ne i mezzi di trasporto ne di comunicazione cosí immediata come oggi, la gente, gli amici, i parenti, gli innamorati potevano passare anni senza vedersi ma s' incontravano solo attraverso le parole, lettere e pensieri.


Comparo un blog ad una lettera in carta giallognola, forse con qualche goccia di profumo, mandata in viaggio in una data qualsiasi del 1800.


Un evento per chi la mandó, un evento per chi la ricevette.


I tuoi blog, Marzia, hanno profumo e brezza, delicatezza e forza.


Anni fa, qualcuno leggendo una mia poesia mi disse: Ma tu hai mille anni?


Ora io lo dico a te.


Marzia


Tu, hai mille anni.


giovedì 25 agosto 2005

Lista di cose inutili fatte oggi, non ancora chiusa dato che sono le 18:07


1- Giocare a Mario Bross.


2- Cercare programma per il file.sub.


3- Ricerca su google per aggiungere il file sottotitoli al film scaricato due mesi fa.


4 - Scaricato altro file di sottotitoli in formato .rar.


5- Ricerca di winrar.


6- Trasformato e aggiunto sottotitoli al file DIVX (ancora in corso al 75 %).


7- Leggere alcuni blog e lasciare commenti inutili (es lykantropia).


8- Mangiarmi a cucchiaiate tutto il cacao di mio figlio.


9- Scrivere su questo blog.



Lista di cose utili


1- Letto notizie.


2- Aver aggiunto i sottotitoli al film.


3- Esser riuscita e far pubblicare l' 'annuncio su Arte Y Letras.


4- Diagrammazione e disegno dei volanti.


5- Accertamento prezzi spazio pubblicitario.


6- Fotografia ed edizione trabajo de taller.

Non ho tempo!!!


e


Non so se mi va.


Ora.


e


Dopo


o per


sempre!!

sabato 20 agosto 2005

compiti:


1- Mandare al servizio tecnico la video-camera.


2- Comprare mini registratore.


3- Tracciare linea ricerca per il documentario (items, contatti, interviste)


4- Struttura e funzionalitá di edizione video


5- Tracciare items progetto cantautori


6- Calendarizzazione testi per il sito.


7- Dare corpo a campagna scuola (contatti, contatti).Telefonare a Claudio


8- Progetto fotografico, identificare tipo di camera da usare, chiarire dubbi.


9- Sconfiggere la pigrizia


10- Darmi una scrollatina, alzare la zampa, pisciare alcuni pantaloni, grattarmi le pulci e proseguire il mio sentiero.


11- Fare!!

venerdì 19 agosto 2005

Me escribió el Claudio.

Che voglia di rivederlo con quei capelli ribelli tanto quanto la sua voglia di creare, incantarmi con la sua presenza e sentire come mi si gonfia il cuore d' ammirazione, sognare e sentire anche come brillano i miei occhi quando ho occasione di starci assieme e parlare nell' angolo sereno e curioso della nostra amicizia.

É giunta l' ora, non ho vocazione freudiana, via!!

giovedì 18 agosto 2005

Non c' é che dire, fredhulman mi diverte molto, fascinoso si, intelligente certo, un mostro? Forse . Ma unico. Matto quanto me.

 Oliver L. Segovia alias fredhulman e non sono l' unica putroppo. (per loro)

martedì 16 agosto 2005









 Le rose di Atacama


(Luis Sepúlveda)

 


In modo speciale, questo libro acquisisce importanza in una società come la nostra, che perennemente cerca di soffocare ogni grido di ribellione dietro una falsa pace e, parlando di ribellione, non si fa riferimento a quella che impugna armi e fucili ma bensì all’esempio di persone che con la coerenza dei loro ideali, dei loro principi e della loro sensibilità reagiscono e si ribellano davanti alla crudeltà e alla prepotenza dei loro congeneri, si parla di ribellione della generosità contro le meschinità, della fraternità contro l'indifferenza e della libertà contro l'oppressione.

Attraverso storie di uomini e donne le cui vite cambiano a causa delle conseguenze delle loro scelte etiche, e che pieni di nostalgia, la nostalgia dell'esilio, dell'emigrazione, intraprendono le sue lotte in diversi scenari, paesi, mari, foreste, strade europee, barche, come il "Moby Dick" che solcava le acque al comando di un capitano che al contrario del personaggio di Melville, si pone come unico fine salvare le balene.

 


Luis Sepulveda, ci segnala così che c’è in chi credere, che gli eroi non sono quei personaggi di carta che si trovano nei fumetti o nel cinema, ma stanno vicino a noi, nella nostra storia presente, che il mondo, non é composto solo in due settori, quello di coloro che sostentano il potere e quello di coloro che obbediscono, che abbattuti assumono il discorso ed il modo di vita imposto dal sistema economico, che si accontentano con quel poco che possono acquistare.


Sepúlveda ci fa notare che esistono anche persone che non tradiscono la loro dignità né quella dei loro uguali, persone che ci chiamano a riunirci con l'aspetto umano delle nostre esistenze, a ricostituire il pensiero e l'anima, con le azioni, nella rotta delle nostre vite e nel rapporto con gli altri.

Il libro si intitola “Historias Marginales”, tradotto come “Le rose di Atacama”, proprio perché sono le storie mai raccontate, scomode per i gruppi di potere e per i mezzi di comunicazione funzionali al potere che preferiscono concedere e limitare gli spazi a personaggi funzionali, quelli che adattandosi o adeguandosi al sistema sono "vincitori", senza affanno alcuno, ed evitano di passare ad essere degli estranei al sistema e discordi, i conflittuali libertari.

Le Storie Marginali, di Sepulveda sono quelle che molti vogliono cancellare della memoria, perché si ergono come un'ombra accusatrice sulle loro teste e perché inducono a pensare che un altro mondo è possibile.

Questo libro come la maggioranza dei suoi libri, si legge in modo scorrevole, il linguaggio di Luis Sepulveda è semplice, diretto e contemporaneamente, profondo, caldo, senza eccessiva descrizione, riesce ad inserirci quasi fisicamente nei posti e situazioni narrate, riesce a toccare con la leggerezza di una piuma la corteccia della nostra emotività, ci conduce fino all'ultimo punto del suo libro e c' invade un senso di smarrimento, rimanendo orfani della sua voce ma comprendendo che quello è un momentaneo punto di addio, la stretta di mani che ci separa dall'autore fino alla sua prossima pubblicazione.

 

Morelia Cancino Sáez

 

Titolo: Le rose di Atacama

Autore: Luis Sepulveda

Editore: Guanda  

Collana: Narratori della Fenice

Pagine: 172 

Anno: 2000 

 


No, io non voglio un fidanzato come lui.


Io voglio, Lui.


 

domenica 14 agosto 2005

perché la gente deve invecchiare?


ma perché devono esistere le mogli ?


e per giunta belle.


perché arrivo sempre ultima ?


perché esiste la lontananza assoluta?


perché il destino impedisce che si realizzino i sogni ?


perché io sono qua e lui la ?


perché lui é nato prima e io dopo ?


perché non c' incontreremo mai?


e perché se c' incontrassimo,


non ci incontreremmo comunque?


perché lui mi esiste e io no?


quando gli esisteró?


e soprattutto,


perché lo penso da due giorni ? 

giovedì 28 luglio 2005

Domanda:


Come faccio a caricare le mie di foto sul post ?

Non confondere l' ironia col sarcasmo.


Il sarcasmo ferisce.


L' ironia é gioconda.


(mio padre, due minuti fa)

mercoledì 27 luglio 2005

Non voglio e non m' interessa far parte del circuito di egocentrismi, ne della pseudo-setta loggia filosofi.


Mi stufa, m' imprigiona nell' ermetico gruppeto del "tutti ci conosciamo". Mai fatto parte di gruppetti, neanche a scuola, come diavolo si scriva, partecipavo, si, ma mai fui un semplice numero che serve ad ingrossare la massa. Mai avuto le ansie di appartenere a un circolo, essendo cresciuta con appartenenze a metá, son di qua e son di la, alla fine non so di dove sono e m' accorgo che solo sono.


Come diceva mia nonna: " yo me facio los cassi miei, tuto lo giorno"


Citazione d' occasione dato che il mio obbiettivo e interesse non ha a che fare con la sterilitá del guardarsi l' ombelico e commentarlo.


Manterró si questo spazio, ma é solo un mezzo piú tecnologizzato per fare ció che mi stavo proponendo da mesi, recuperare un abitudine, i pro e i contro di questo spazio:


Contro:


1- un block notes me lo posso portare, il pc no


2- il block notes ha un esistenza manipolabile, palpabile, odor di carta, posso dilettarmi con la mia passione per le stilografiche. qua no


3- non lo legge nessuno, questo si, anche se non spavento al riguardo


Pro:


1 - qua posso copiare e incollare fotografie, il block notes farebbe schifo pieno di colla e cose appiccicate


2- qua non si perde niente, un block notes puo perdersi, bagnarsi, macchiarsi ed essere pisciato dai gatti.


3- poi se voglio comporre e trarre spunti, mi basta prendere e lavorare i tasti in modo veloce.


 


 

domenica 24 luglio 2005

Bellissime labbra, bellissimo sguardo.  E poi amo, amo il blu.

 









 


Outside by his pool


       



sabato 23 luglio 2005

Oggi c' era la Luna, bella come sempre, quasi piena e grande come la si vede qua.


Ora ogni volta che la vedo sento la nostalgia di quel giorno che mi accasciai accanto al muro di quell' enorme casa di campagna che odiavo, e durante ore stetti con mia madre, chiaccherando serenamente tra spazi di silenzio, e la luna fece la sua entrata.


Gialla e grande, come il sole all' alba, da dietro le montagne che disegnavano un ombra scura nell' orizzonte vicino, indimenticabili minuti, ci regaló, sembrava che amichevolmente venisse a partecipare delle nostre conversazioni, ad ascoltare anche lei, le narrazioni che mia madre faceva dei miei antenati, della sua infanzia, delle avventure di mio nonno che tra tutte le cose fu anche marinaio e che conosceva le stelle.


E come sempre io, mi lamentavo dentro a me stessa della mia cecitá per conoscerle, ora che scrivo, penso che l' ignoranza mi serví mesi fa, per vivere altri bei momenti legati al cielo di notte, io e Claudio sull' orlo di una piscina, lui dietro di me, indicandomi col braccio alzato molto vicino alla mia spalla, le tre marie, se ben ricordo, dentro in casa, gli altri preparando la cena, chiamandoci a tavola, io miope incosciamente prolungavo quel momento, dove? non le vedo; quelle tre li, che si vedono dritto in linea sopra al tetto, e annusavo la sua presenza, assaporavo la sua voce, tremavo, di freddo anche se era estate, io e lui, guardando le stelle, tipico quadretto romantico.


Giammai avrei pensato che anche io avessi un momento cosí, una scena che avevo avuto occasione di vedere solo nei film, non finire, istante ti prego, mondo fermati, ma la cena era pronta, chi avrebbe avuto fame al mio posto? "Está listo, vengan", se guardassi adesso il cielo stellato, non saprei distinguere quelle stelle, ma ogni volta che vedró le stelle mi porgeranno questo ricordo. Notte, stelle, Claudio.


Alba della luna.  Luna alla quale ho sempre chiesto cose, luna oltre ai momenti passati, ora irrimediabilmente ho da associarti anche a un nuovo elemento, ma per fortuna non appartieni esclusivamente a lui.

venerdì 22 luglio 2005








 


Bad Egg


 



 


Ursula Vernon (the bad egg)

Le cose cambiano col passare delle ore, ti accorgi che non sono cosí importanti come le sentivi, pensi alla tua stupiditá, ti guardi dentro e dici che sei ridicola, che tutto é un miraggio, che nessuno é tanto speciale, che alla fine, dai!! Come dico da sempre la cacca e le scorregge le facciamo tutti, quindi principi e principesse possono anche puzzare come i plebei.



É un via-vai di idee contrapposte, fascino, indifferenza, ironia, autoironia, incanto di nuovo, infatuazioni, disinfatuazioni. Peró ammetto che pericolo di noia, non c' é. Qualsiasi cosa si senta, ti segnala che si vive, e ció É bellissimo, specialmente perché sono io e quel fiume che fa di me una poeta.



Il guazzabuglio di emozioni mi conferma ció che sono, emozioni che forse bussano con forza alla porta che apro poco per pigrizia, mi sgridano e mi sfidano ad essere coerente con la mia piú potente capacitá, una tra quelle che tutti ammirano, lusingandomi, benché io sia incredula, sapendo che dicono il vero, sapendo e non facendoci mai caso a mio unico danno. 



E io, amo vivermi queste emozioni, ma so anche tenerle a bada, l' unico cavallo che so cavalcare con abilitá e al quale tengo strette le briglia, fermandolo con decisione in qualsiasi momento, galoppo e vado al passo, galoppo e al passo, riuscendo sicura, a scendere a mio piacere .



Anni che mi rimprovero, anni che parlo di disciplina per prendere sul serio il mio cammino ed ecco perché dopo un tempo di assopimento, il vulcano fa eruzione, al terremoto precedono mille scosse, il pianeta é vivo.

mercoledì 20 luglio 2005

Col cuore un po allarmato,


chiudo gli occhi


e poggio la fronte nella mano


che essendo fredda


mi rinfresca questa piccola,


assurda tristezza


che a tratti mi assale


ma, non mi rasserena,


ne mi avvolge con la tenerezza


che richiede questo cuore.


Non mi soprende,


anima poeta,


mi trascini dispettosamente


nelle tue trappole


dai lacci sottili


che ben presto dimentico,


fortuna.


Ma quanto ridicola


sarebbe ora, la lacrima


che cadesse nella guancia.


Quella che spera


indecisa nel petto


di esser liberata


dalla mia pazzia.

martedì 19 luglio 2005

Non sai quanto vorrei indossare il tuo frac, avere scarpe luccicanti come le tue, usare un cappello a cilindro, ne vidi uno settimane fa nel mercatino dell antiquariato, ahimé! Quanto costava e come sentí brillare i miei occhi al toccarlo, lo stesso desiderio e la stessa stupida saggezza che mi spinge a sognare (da sveglia e dormendo) e a rifiutare un pianoforte. Non sai quanto vorrei essere leggera per saltare con garbo e far girare l' aria intorno a me, non sai quanto vorrei vederti, galante e sorridente. Non sai quanto vorrei sentire che cammino nel cielo come te. Chissá le mie dita possano un giorno danzare sui tasti bianchi e neri di un piano, come tu danzavi tra il chiaro-scuro dei tuoi film e della tua eleganza.

sabato 9 luglio 2005

L'eterno ricatto

ogni tanto si risveglia terrificantemente

ci spinge con forza  la testa,

cercando di affogarci

e poi ci porge la sua mano

bianca, rosea, energica e salvatrice.

Innestando la paura,

lui, crea una trappola

e poi ci addita il pericolo

con segnaletiche inverse.

Il nostro cavagliere

invia creature mostruose, draghi e streghe

premunendoli di odio, fuoco e pozioni

 poi arriva in un cavallo

coperto di luci,

gagliardo e potente,

nel sentiero investe il mondo,

calpesta i prati,

schiaccia senza rimorso

i cuccioli indifesi,

ma lui é forte, coraggioso, divino.

Devono!

Esistere e morire

sciocche, innorridite donzelle

 per alimentare questa bestia

assetata e ingorda

che divora col terrore.

mercoledì 29 giugno 2005








 

Stavo pensando a cosa scrivere, non mi veniva niente in mente, ma niente, niente e cosí iniziai a ricordarmi della Luigia, quella matta che girava sempre per Rozzano, sembrava una bambina, benché a occhio e croce avrebbe potuto avere 40 anni, forse ce li aveva.


Mi ricordo di quando fermava ogni persona per strada, facendo le domande piú disparate o dicendo cose senza senso, se conoscevi Pippo o Raffa, se avevi visto questo o quello, era sempre li, nel cortile della chiesa a giocare a pallone con le bambine o a litigare con i ragazzini che la pigliavano in giro, sempre con le scarpe da tennis e le calze corte, con la gonna, a scacchi generalmente, quei suoi maglioni aperti, quelle borsette, ogni giorno una diversa, e con quei suoi sacchettini della spesa che chissá cosa ci teneva dentro.


Anche se qualche volta rompeva le balle a piú d' uno, si faceva voler bene, il suo mondo erano i ragazzini fra i quali circolavano un mucchio di voci sul suo conto; c' era chi diceva che era diventata matta perché gli era morto un figlio, chi diceva che era matta fin dalla nascita, chi diceva che era matta perché i genitori la picchiavano, chi invece che per il fatto di essere orfana, ecc...


Nessuno peró sapeva la veritá, ma Luigia stava sempre li a correre, a parlare da sola, a litigare e insultare con le sue ingenue parolacce.


Nei giorni in cui non la vedevi, si sentiva qualcosa che mancava. La Luigia, tuti la conoscevano, tutti la salutavano, il panettiere, il lattaio, il bibliotecario, persino il piú delinquente dei delinquenti, no, forse no, esagero, ma comunque tutti la salutavano e lei tutti salutava.


Ogni volta che scendevo giu al giaridno della chiesa col mio cane, arrivava lei, sacchettino in mano, la borsetta appesa al collo e ogni volta mi domandava come si chiamava il cane e iniziava nel suo milanese:


" Vé, cane, sta li né, belo, belo, sta li a cuccia"


Il cane si spaventava e abbaiava, lei allora cominciava ad urlare:


"Si, si belo, sta cito vé"


Gli dava una foccaccia o una caramella, quando Nigacheo si calmava mi domandava quanti anni aveva e lo acarrezzava, gli dava un' altra caramella e poi mi diceva:


"Don Tarcisio, meno male che se ne va quello li, é un antipatico, un deficiente"


"Perché?" chiedevo io facendomi la gnorri, sapevo benissimo perché ce l' aveva su con Don Tarcisio, ogni volta mi racontava la stessa storia:


"L' é uno scemo, l' altro ieri m' ha sgridato e mi ha dato un calcio"


"E tu cosa gli hai detto?"


"Io gli ho detto, vaffanculo Don Tarcisio!! E lui mi ha tirato l' uregia"


Quel Don Tarcisio, a nessuno era simpatico, il prete piú maledetto che io abbia mai visto.


Chi lo sopportava? Solo dio. A me, mi riusciva addirittura disgustoso, lo odiavo, altro che il pretino buono, paffutello e santarello tipo quello de "La casa nella prateria", questo era una carogna!   Alto, magro, con quella barba rossa che gli copriva gran parte della faccia arida, era violento, insensibile, tirchio, scommetto che era lui che svuotava le offerte ai poverelli.


No faceva altro che menare i ragazzini, tirava loro le scarpe in testa o tremendi calci nel culo, espropriaba loro, le biciclette e non era raro che qualche bambino perdesse sangue dal naso per colpa sua, quel prete era una bestia.


Lo odiai ancora di piú quel pomeriggio in cui andammo con Miguelito al cortile della chiesa, Miguelito stava ficcanasando nel camion della carta straccia e arrivó Don Tarcisio:


"Digli al tuo amico di scendere da li"


" Perché proprio io?" - chiesi


"Perché se no ti spacco la faccia!"


Io rimasi stupefatta


"Ma son parole da prete?"


Appena ebbi finito la frase, si avvicinó e prendendomi per l' orecchio mi disse:


"Va a giocare da un' altra parte"


Salí in macchina e se ne andó, io ero furibonda, neanche il tempo di reagire, tutta la rabbia mi stava dentro, avevo voglia di fare la teppista e tirare  sassi contro i vetri della chiesa, mentre Miguel cercava di calmarmi.


Cosí non mi fu difficile crederci quando Luigia mi raccontava che Don Tarcisio l' aveva picchiata:


"M' ha dato un calcio nel cul" - diceva e poi si allontanava, blaterando in dialetto e saltellando di qua e di la.



martedì 28 giugno 2005


Senza respiro      scritto a  marzo 25 2003           

 


(Morelia Cancino Sáez. estudiante de periodismo  - Al mio piccolo Inti di 4 anni )

 Esci fuori, guarda il cielo, acutizza l' udito, ispira profondamente, guardati in giro, pensa ai tuoi esseri amati, nei bambini che ti stanno intorno, negli anziani che conoscí, nei tuoi parenti e amici, pensa alla signora del negozio vicino a casa tua, allo sconosciuto che ti siede accanto quando viaggi in tram, alle case, palazzi, parchi e monumenti che giorno dopo giorno guardi senza vederli, dato che sono impressi nella tua memoria, pensa a cio che ami, alle manifestación culturali e artistiche che ti danno identitá, senti profondamente cio che vivi, cose normali, di ogni giorno

 Esci fuori e guarda la cittá, la tua cittá, immagina che quel silenzio o quel rumore di movimento umano sia rimpiazzato da un persistente, assordante e intimidante frastuono nel cielo, immagina che non saprai dove cadrá quella bomba.

 Vicino a te? Alla tua casa, quella del tuo vicino, nel tuo luogo di lavoro, in qualche edificio ministeriale, quei giganti grigi davanti ai quali passi senza farci caso, sulla casa o sul quartiere dei tuoi amici? Dove e in quanto tempo raggiungerá il suo obbiettivo distruggendo e incendiando le pareti, annientando forse a quelle persone che conosci? Quanto tempo impiegherai a saperlo?

 Questa situazione si ripete, una e un’ altra volta ancora, incessantemente per ore, giornate intere. Non sai che fare, solo abbracci fortemente chi ti accompagna, l’ abbracci con la speranza di dargli un minimo di tranquillitá, di pace, quella pace che nessuno sa quando tornerá, l’ abbracci cercando di fargli capire che nelle tue braccia non ci sará la morte, ne il dolore, l’ abbracci ancor piú forte, quando pensi che chissá sia l’ ultimo abbraccio, che chissá non la vedrai piú sorridere e intenti far fuggire quei pensieri, cerchi di nascondere quell’ angoscia e piangi anche se non sai a cosa serva piangere.

 Immagina che l’ aria che respiri sia sostituita da tossico fumo, irrespirabile, che non ti permette di vedere un metro piú in la del tuo corpo, che la tua bella e luminosa casetta che con tanto zelo hai decorato diventi scura, umida, che tutto quel odore di polvere, di fumo, che quel luogo che ti accoglie, potrebbe trasformarsi in una trappola mortale e che anche uscendone  potresti trovare la morte, che non sai quanto durerá l’ acqua, che il pane che hai messo da parte diverrá duro, che chissá per quanti giorni non avrai un luogo dove riscaldare qualcosa, che quei caffé del pomeriggio non innonderanno il tuo corpo per giorni, che le coperte che hai sono insufficienti, che sentirai freddo, che presto qualcuno inizierá a tossire, ad ammalarsi, che gli salirá la febbre e non avrai niente per calmarla.

 Pensa a quei luoghi che hai frequentato e frequenti, quei luoghi che abitarono la tua infanzia, la tua gioventú, la tua vita intera, passata e presente. Li vedi ? Immaginali, per terra, come un mucchio di macerie, pezzi di muro insanguinati schiacciando qualcuno. Ferraglie, resti di mobili, pietre, soffocando una piccola voce che chiede aiuto che grida appena, appena, nella speranza che qualcuno ascolti, che tu ascolti e ti avvicini assieme ad altri, che inizi a scavare tra quei pezzi di cemento macerato che non finiscono mai, che non ti permettono di arrivare a quella voce e inoltre, togliendo un macigno, temi di provocare un ulteriore frana.

 Pensa a quella musica che tanto ti piace, quel complesso dell’ addolescenza, a quell’ opera teatrale che hai visto, a quella scultura che adornava un parco, a quei tesori che lasciarono i tuoi antenati, a quella chiesa o palazzo che ti sorprendeva da quanto antico era, agli artisti che crearono e che rappresentano un sentire comune. Dove rimarranno le loro opere, che sucederá a loro ? Ti regalarono gioia, piacere, un piacere duraturo che eri sicuro avrebbero conosciuto i tuoi discendenti e tutto ció sparirá o sará sfigurato dalla forza della violenza cosí opposta alla forza della creazione e della fantasia.

 Prendi quell’ albun di fotografie che hai nel cassetto o nella biblioteca, vedi li la tua infanzia, quella dei tuoi genitori, i tuoi momenti importanti e belli, il sorriso di chi ami. Osserva ora i volti di chi ti stanno intorno, se hai la fortuna di convivere con dei bimbi, guarda i loro occhi brillanti, la loro voglia di giocare e di ridere, la loro voglia (e la tua) di sentire  una calda mano accarezzandoli le guancie o i capelli, guarda e respira con tutto il tuo spirito la loro vitalitá, la loro trasparenza, la loro luce, aspira la sicurezza del fatto che gli ami e che ti amano, quella sicurezza che da felicitá

 Immagina ora uno stesso bimbo in preda alla paura, all’ insicurezza, che sperimenta il presentimento di una morte che si avvicina diretta o indirettamente a segnarli per sempre la vita, ti domandi se tornerai ad avere la fortuna di essere testimone della sua vivace essenza, ti domandi se riceverai di nuovo il regalo del suo sorriso e delle sue parole a volte folli, spiegando un mondo interno che non sempre capisci a causa delle tue limitanti adulte, non sai quante altre volte potrai stringerlo con quel affeto che affiora incontenibilmente dal tuo essere e dal suo.

 Nel tuo pensiero si attraversa come un incubo la percezione di cio che potrebbero essere i prossimi minuti, le prossime ore, su quel corpo, sulla sua anima. L’ orrore che cadrá su di lui, sulle sue manine, ha davanti ai suoi occhi il subito impatto di una bomba, di una pallottola, del fuoco, delle ferite, delle ustioni, delle amputazioni, delle urla, del sangue, della morte, del pianto, del terrore, della angoscia di non capire perché e chi causa tutto ció, di domandarsi nella sua infantile mente che cosa ha fatto per ricevere simile castigo, che in fondo non si é comportato tanto male, che non era cosí grave non mangiare tutto, che non era cosí cattivo al rifiutarsi di lavarsi le mani, che non ha fatto niente di cosí dispettoso per essere trattato a quel modo. Sai che dopo, niente tornerá ad essere come prima, tutto sará distruzione

 Esci fuori e guarda tutta la tua vita, ció che non é in questo istante e che se fosse come la descrizione e come ció che hai immaginato, ti domanderesti mille volte, come quel bimbo, cos’ é che hai fatto, che tu non hai mai fatto del male a nessuno, che non sei stato tu a pianificare l’ attentato alle Torri Gemelle, che prima non odiavi nessuno, e ti dirai che degli interessi economici che muovono le guerre solo riceverai fame e dolore, che nessuno ti sta liberando dall’ oppressione, anzi, che ti stanno opprimendo con una violenza inusitata alla quale non potrai mai far fronte.

 Guarda il telegiornale, tutti gli analisi geopolitici, la cinematografia del cielo di Bagdad, illuminato dai missili, dei palazzi in fiamme e avrai la certeza che sotto tutto quel dispiegarsi di prepotenza ci sono molti iracheni che non stanno immaginando i successi ma bensí li stanno terribilmente vivendo.

 Chi pagherá per tutto ció? Non di certo chi provoca la guerra, loro si sentiranno soddisfatti per i loro crimini e non ammetteranno mai la loro vigliaccheria, gonfieranno il petto condecorato e incravattato, ventileranno la loro vittoria e le loro bandiere dai loro uffici, guardando le camere e i telespettatori con le loro espressioni ciniche e ingannevoli, dopo di che, torneranno nelle loro case, di sicuro a calcolare i loro guadagni e i lussi che sentono di meritarsi a pieno titolo.

 Esisterá un giorno il modo contundente di rinfacciargli le loro irresponsabilitá ?  Cosa faranno i governanti e le nazioni al riguardo? In cosa consisterá il potere di vetazione e che altro puo fare l’ Organizzazione di Nazioni Unite  ?

 pubblicato su www.granvalparaiso.cl  www.noalaguerra.cl in spagnolo e, prossimamente su www.mapuche.it



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 

lunedì 20 giugno 2005








   Ho finito il libro, domandomi: come potrá andare avanti la mia vita ora che non leggo piú le sue pagine? Sono rimasta orfana di un sogno.


mercoledì 15 giugno 2005

sabato 11 giugno 2005

Ursula Vernon  (Sir Bunny vs. The Wockwurm)


Sir Bunny vs. The Wockwurm









 Finalmente son riuscita a riprendere le letture, ero rimasta bloccata da mesi, tanti che non so neanche quanti, che sciock, ero nel mezzo del secondo volume di un libro che mi rifiutai di leggere per anni, avvolta nelle ricchissime descrizioni di mondi, colori, radici lontane ma similari ai mondi che ho fortuna di conoscere. ....Pag 399, bene, mi manca poco e inizio il terzo volume .... pag 400...pag 365...366...367.... maledetto libro mal compaginato...pag 368...e cosí via di nuovo sino ad arrivare alla 400...e poi d' un salto alla 441.....nooooooo...... aiuto.... son rimasta traumatizzata tutto sto tempo, non riuscivo a prendere nessun' altro libro, ogni qualvolta cercavo uno nuovo nella biblioteca, l' altro mi chiamava : "ricordati che mi devi finire". Dopo aver telefonato a destra e manca esigendo mi cambiassero il volume, esigendo che si rispettasse lo scambio denaro-prodotto mi son rassegnata e finalmente l ho ricomprato, ovviamente, prima di pagarlo ho controllato tutte le pagine, che fossero nella sequenza giusta, mentre il commesso mi guardava un po incuriosito e io mi sentivo come una lunatica. Finito il secondo volume ho iniziato il terzo, avanzo nell avvincente narrazione con la latente paura, la minacciosa possibilitá di ritrovarmi in qualche punto con 50 pagine, avventure o personaggi in meno.



domenica 29 maggio 2005

Ne avrei da dire di cose ma non ne ho voglia. Un pensierino ce lo metterei, ma poi diventano due, tre, 4 pensieri, di una, due , tre, 20 righe ognuno. Ma visto che non riesco a convincermi preferisco lasciar stare per ora o forse per sempre.


Vedendo altri blog (non tutti) sento una strana sensazione, sebbene alcuni siano molto interessanti, pochi mi han colpita, direi due o tre o forse piú, non che io disprezzi sentimenti altrui, é tutto cosí personale e quindi anche le impressioni sono personali, nel mio caso difficilmente obbiettive, una cosa, una conferma, Ilaria é una ragazza da ammirare, molto intensa e intelligente, sensibile e forte.


Altri blog invece mi sembra, siano inserti in un circuito di egocentrismi, di gente che reciprocamente, retroalimenta una arroganza, ovviamente scaturita dalle insicurezze, scrivendo post, aggiungendo commenti in altri blog e linkando altri blog, per non rimanere fuori dal circuito, fuori da una virtuale elite autocompiacente, che si cruogiola nel fango dello snobbismo.


Lasciamo qui perché oggi potrei fare onore al mio nome e come quel serpente chiamato Morelia (Chondropython) viridis avveleno tutto.


mercoledì 25 maggio 2005

Credo di capire il perché dei miei dubbi, devo prendero questo spazio come un dialogo non solo con me stessa ma anche con altri, visto che é un sito dove qualsiasi persona puo leggere ció che altri scrivono, non é che ció mi arrechi disagio, ma mi serve ad identificare il prisma sotto il quale inquadrare tale spazio. Un block notes vero, mi da sempre la  garanzia dell' assoluta intimitá, anche se nei miei block notes di carta passati non ho mai scritto cose segrete.


Qua, sapendo che qualcuno leggerá, non so se sono mi venga di vertire i miei pensieri piú intimi, anche perché manco dal vero, con gli amici di carne ed ossa, mai sono stata un libro aperto nel senso di comunicare ogni mio sentimento, ogni mio stato d' animo, preciso; sono sempre stata franca e diretta, ma non ho mai spinto il fatto di mettere in vista i miei sentimenti oltre la spontaneitá che ci danno i momenti d' incontro, di solito non racconto molto di me stessa eccetto se mi fan domande o se il discorso e la tematica lo richiedono, se mi interpellano, sono aperta a esprimere e far conoscere le mie impressioni in modo naturale, ma se no, son piúttosto discreta.


Al riguardo mi viene in mente un comportamento sociale che immagino sia diffuso.



Spazio scenografico: Un locale, una droghería, panetteria, bar tabacchi.


Personaggi:


Commesso


Cliente


Commesso: Buongiorno, come va oggi?


Cliente: Bene... ma sapesse non tanto, mi sento giu, oggi devo portare mia madre in ospedale, non ha niente di grave ma deve fare degli esami, lei se la prende alla leggera ma a me gli ospedali mi fan diventare triste, tutta quella puzza di alcool e medicine, e dopo ho da fare, al giorno d' oggi non si puo stare fermi un attimo, corri qua, corri la, roba da matti, pensi che l' altro giorno ho viaggiato almeno 10 volte in tram e il rumore nelle strade, il via vai, gli spintoni, per fortuna domani é domenica e sará una giornata piú tranquilla, per modo di dire sa? Anche la domenica si lavora, far pulizia profonda alla casa, andare a trovare i nonni, prepararsi per la settimana che inizia al giorno dopo. Che stanchezza... poi questo caldo che si annuncia per le prossime giornate, a me il caldo non piace tanto. Oddio! Neanche il freddo, ma pensi l' afa,  la sete che secca la gola, il sudore, poi anche i cattivi odori da tenere a bada...quelli poi, sa che vergogna se dimentico di mettere il deodorante, a me piace il Rexona ma ogni tanto compro anche altre marche, cosí per provare nuovi prodotti, non é che io mi lasci trasportare dalla publicitá, eh? Anzi, la pubblicitá é talmente noiosa e invadente, é talmente stupida, per fortuna esiste il telecomando, basta muovere il dito e cambi canale...ha visto ieri il film con Mel Gibson, no eh ? Una bella storia, mi ha fatto ricordare certi momenti della mia vita, anche se la vita non é come un film, peró in certi casi ci somiglia...



Scena parallela

 



Spazio scenografico:  Una locale, una droghería, panetteria, bar tabacchi.


Personaggi:


Commesso


Morelia


Commesso: Buongiorno, come va oggi?


Morelia: Bene grazie, mi vende una focaccia ?


 


Chiude il sipario 


 


Il mio parere é che il cliente della prima scena possiede un un carattere che di gran lunga contribuisce di pìú allo sviluppo o creazione di una storia.

lunedì 23 maggio 2005

Ancora faccio fatica a familiarizzarmi con l'idea del blog, ma mi induce a pensare ed a confermare pensieri riguardo la potenzialitá di internet, una trincea per molti, anche per me, l'ho usata il piú del tempo come luogo di resistenza anziché per comunicare sentimenti. Interessante ma mi manca ancora capire i perché del blog, chissá sto forzando una iniziativa che non nasce in modo tanto spontaneo o necessario per me, solo per curiositá? per moda? non importa, per ora lo provo come un boccone di qualche frutto sconosciuto del quale devo o voglio imparare a riconoscerne gli aromi e le matizzazioni del sapore.

Accidenti, sono le 3 e 51 di notte, ció mi allarma, di solito vado a letto presto, per modo di dire, alle 12 o massimo una di notte, ma negli ultimi giorni sto su piú tardi, allungando il giorno, addentrando nella notte la vita, perdendo la vita del mattino, credo che forse devo scrollarmi di dosso questa tendenza, non mi va molto, e sento il bisogno di dosificare per lasciar posto ad altro o per far si che altro recuperi il suo spazio nella mia vita.

Ho voglia di colore e musica e luce, di cose gentili e gioco, sorrisi, profumi e ho voglia specialmente di produrli di crearli, forse questo sia uno spazio di autoriflessione che mi ci porti a farlo, che mi induca, che mi porti a riprendere il sentiero della tenacitá che negli ultimi tempi s' é assopita un po, e che palpita nei pensieri e in continui proggetti e scorre in quel fiume di idee interessanti ma sempre quasi per iniziare, essendomi negli ultimi tempi trasformata in un orso in ibernazione, un orso infuriato che piuttosto che alzarsi minaccioso si rifugia in una tana a sgruntare o maledire i sistemi oligarchici e le societá basate sull'ingiustizia.

 


Questo sguardo, il suo sorriso.


Lo cercavo da molto, l ho trovato 5 minuti fa.


 


Kareem Said    Eamonn Walker 

sabato 21 maggio 2005

venerdì 20 maggio 2005

Porco d un mondo boia!!! ho visto che vi é un sacco di gente che in una colonna a sinistra ha link di altri blog, come cavolo si fa? Boh? Ci ho provato e non ci sono riuscita, ma!!