lunedì 31 ottobre 2005

Non ti scordar di me



La tradizione europea fa risalire il significato di questo fiore ad una legenda austriaca, secondo la quale un giorno due innamorati, mentre passeggiavano lungo il Danubio scambiandosi promesse e tenerezze, rimasero affascinati dalla grande quantità di fiori blu,
che venivano trasportati dalla corrente. Il giovane, nel tentativo di raccogliere alcuni di questi fiori per l'amata, venne inghiottito dalle acque, gridando


"Non dimenticarmi mai!".


La valenza da allora attribuita al fiore è quella della fedeltà e dell'amore eterno.



Quando ho raccontato questa leggenda a un mio amico, mi ha detto con un espressione da cinico e muovendo la mano aperta con le dita chiuse, quasi a tagliare in due l' aria circostante:


" Ma bisogna essere pirli ad affogare per una cazzata cosí " 


Lui, il poeta, quello che ha publicato libri e che partecipa a tutti i concorsi letterari e poetici esistenti e non, l' amico a cui di solito mostro le mie poesíe per chiedergli un' opinione.


Mah !!

sabato 29 ottobre 2005


Nontiscordaaar-di-meee, la vi-tamiaé-legataattée.


 Cé sé-mpreun-poss-to nel miocuorperte, nonti scor-dar-dim


martedì 25 ottobre 2005


Fu piú o meno cosí.


Nomi di fiori


"tu cosa scegli?"


"Nontiscordardime"


"Esiste?"


"Si"


"Va bene"


Pensai molto segretamente, 


temendo che il mio sguardo


denunciasse i pensieri.


"Certo che non ti scorderó mai"



Mai. Perché non ebbi il coraggio


di gridarlo fuori come dentro?



Nomi di fiori, fiore giallo,


pistillo giallo, petali bianchi,


bianche ciglia.



Con i miei dispetti


esprimevo la gioia


di correre tra i corridoi


che odoravano di etere,


di ridere a piú non posso


inseguendoci in quei giardini


di pulcre lenzuola


e mettallici giacigli.


Sporco bianco ti dicevo


mentre imitavo l' azione


di pulirmi le scarpe


sul tappeto invisibile


e io venivo dal por-cile


a leggere dalle tue labbra assenti,


il significato della parola bonario.



Intervalli ludici


in quelle bizzarre vacanze


abituali per noi,


sfortunate per gli altri.


Ero felice, eri felice


Racchiusi


in pesanti e bianche corazze


che ci dotavano di forza.


Fu un estate senza sole ne mare,


un estate in cui le nostre escursioni


avvenivano tra cuori e picche.


Pomeriggi nell' isola del silenzio


che solo i passi


di donne vestite di bianco


e le nostre spensierate,


sacrileghe risate


frantumavamo. 



Era un paese di tristezza


agli occhi di chi vantava


e percepiva in se la perfezione.


Conoscevamo di questo


ogni angolo scuro,


abitato da oggetti


che somigliavano


a strumenti di tortura


e dei quali solo noi


capivamo l' uso.


Scoprivamo e nascondevamo


tesori di carta,


arrivando ad essi,


dopo aver tracciato sentieri


seminati di messaggi in codice.



Era un paese di balocchi,


per noi che,


durante breve tempo,


c' incotravamo e accompagnavamo


nella normalitá di un anomalía.



Vi erano in quel regno


sacerdotesse profumate di maternitá,


regine e re che camminavano


eretti dalle loro corone


i cui diamanti,


trafiggevano le tempie.


Sentivamo li,


i suoni e le vibrazioni


che annunciavano la libertá del corpo


o l' inizio di una nuova prigionia.



Ma io ti contemplavo rapita,


io, coi miei capelli neri


tu, coi tuoi capelli di biada,


tanto diverso da me,


tanto diversa da te.



Ancor oggi,


mi affaccio alle finestre,


incoraggiata dall' alto


grido il tuo nome,


raggiante nello scoprire


il tuo sguardo stupefatto


e codardamente mi contengo


in un espansivo e fugace saluto.



Ti pensai, ti amai,



Come potevo e


come potei


intuire quel destino


insospettato?


Maledico l' acciaio,


il grigio dell' asfalto che ha rubato


il fucsia della tue veste,


le onde dorate dei tuoi capelli


che si riflettono nella sabbia


di un ritratto giunto a me,


Ripudio il grigio delle lamiere


che hanno distrutto le ocri


pareti dell antico palazzo


che ci ospitó.



Dove, la rassegnazione?


Se i ricordi


che mi portavano divertita


a ridere da sola,


come un matto rapito


nel suo mondo perduto,


ora innondano di rimpianto


e malinconia lo sguardo


che ti cerca fantaseando


con fantasmi, paradiso


e macchine del tempo?



 













Maledizone Guglielmo


Ti amo.




sabato 22 ottobre 2005

Ieri sono andata a letto con un piccolo dolore sotto l' omoplato sinistro .


Sta mane mi son svegliata sparito il dolore nel lato sinistro.


Sta mattina mi son svegliata con un piccolo dolore sotto l' omoplato destro.


Che sfiga i dolori per di piú hanno pretese di simmetria.

lunedì 17 ottobre 2005








Non ti dimenticare di ricordarti che mi devi dimenticare.



Los Tres


giovedì 13 ottobre 2005

Eppur si muove.


E con un dito la posso far girare


e un tempo pendeva dal mio collo,


era un gioco, una metafora, un saluto.


L' ultima goccia di sorriso,


¿L' ultimo soffio della mia forza?


Ero io e il mio messaggio.


Non mi domando chi siamo


e dove andiamo.


Non mi domando chi siete,


l' ho capito.


Fin troppo.


Lasciatela a me


o popolatela in silenzio.


Ascoltatela, ascoltatevi,


coloratela, coloratevi.


Si é spostato l' asse.


Mi domando dove sto.


Eppure si muoveva in me.


Eppur si muove, sempre.


Ma io ?


martedì 11 ottobre 2005

b- Bagni altrui


problemi e cattive esperienze:


Questi problemi oltre che arrechare ritardi o perdita di tempo, arrechano stato di insicurezza e in certi momenti conseguenze vergognose difficile da superare o dimenticare.


Una situazione scomoda che ci porta ad usare il bagno degli altri ha a che fare con un problema proprio dei momenti di convivenza o socializzazione, questa é la paranoia del alito cattivo.


Si é in compagnia, parlando con altri e, d' improvviso, si inizia a sentire il tipico odore del alito puzzolente, cioé a cacca o fogna. Si cerca quindi, di parlare il meno possibile, diventando monosillabici o annuendo con qualche mmm... o, mentre si parla oltre che concentrarsi sul discorso, scatta il meccanismo esplorativo per appurare se la provenienza di tale olezzo derivi dalla nostra bocca. Velatamente ci si porta le mani in bocca, simulando uno sbadiglio o qualsiasi altra necessitá che abbia a che fare con le zone bucali, per esalare e al tempo stesso annusare il nostro alito.


Quando non si ha a portata di mano una cicca o caramella alla menta o una sigaretta che aiutino a far sparire lo sgradevole odore che crediamo provenga dalla nostra traditrice boccuccia, la soluzione é quella di dirigersi al bagno di chi ci ospita e sciacquarsi. La fortuna ci assiste se poi riusciamo a trovare facilmente un dentifricio, che procediamo a spalmare sul dito indice e a spargere tra i denti. Problema risolto quindi.


Anche se... non sempre.


Com' é capitato a me una volta, che trovai un bel tubetto rosso di dentifricio, con scritte in portoghese nel bagno del mio amico Mario.


Dopo aver svolto la prassi di lavarmi i denti col dito indice, m' accorsi dello strano sapore del dentifricio e m' accinsi a leggere in dettaglio le proprietá e ingredienti del cosidetto e, schifatamente scoprí che mai fu dentifricio ma bensí un deodorante antiperspirante in crema. Iniziai a scuacquarmi e a sputare per almeno 10 minuti, finché sparí l' orribile sapore e sensazione dalla mia bocca. A questo punto ormai, la paranoia da alitopuzzolente era svanita e come se niente fosse tornai a inserirmi nel gruppetto di amici e a discorrere allegramente come prima, scoprendo peró che l' odore continuava a sentirsi nell' aria e che in realtá la puzza proveniva dalla bocca della persona che mi era seduta accanto.

giovedì 6 ottobre 2005

Dalla serie:                                                


PICCOLI grandi PROBLEMI


capitolo 1


BAGNO


a - Odio lavarmi la faccia, non perché io sia una zozzona, ma é regola che ogni volta, per quanto mi rimbocchi le maniche della maglietta, camicia o maglione fino alle ascelle, invariabilmente queste, scivolano di nuovo verso i polsi ed io evito di toccarle con le mani bagnate, quindi prendendole coi denti cerco di ritirarle su il piú possibile  ma, al momento di chinarmi sul lavandino per sciacquarmi la faccia piena di sapone, l' acqua testardamente, scivola lungo le braccia,  girando attorno ai gomiti e arrivando finalmente a infradiciarmi le maniche che tra l' altro gia si erano un po bagnate con la saliva. Situazione abbastanza scomoda specialmente in inverno.


Soluzione?


Ora che ci penso


1- Lavarmi la faccia prima di vestirmi, come fan tutti.


2- Non lavarmi.

sabato 1 ottobre 2005

Non c' é niente di meglio che essere svegliati dalla melodia delle dita che danzano sui tasti, niente di piú dolce che chiudere il sipario dei sogni con Rapsodia in Blue di Gershwin.